Brevi cenni sulla vita di S. Antonio
Sant’Antonio
Abate è nato intorno al 250 a Coma (l’odierna Qemans), località posta
sulla riva occidentale del Nilo presso Eracleopoli, nel medio Egitto,
da ricca famiglia. Alla morte dei genitori distribuì le sue sostanze
ai poveri e visse per più di ottant’anni in diverse parti del deserto
egiziano, raccogliendo attorno a sé numerosi discepoli, che costituiscono
il più illustre nucleo del monachesimo orientale. Nei primi anni del
suo ritiro nel deserto ebbe a sopportare terribili tentazioni dal demonio.
Morì a Monte Coltzum verso il 356 d.C.. La chiesa cattolica festeggia
Sant’Antonio Abate il 17 Gennaio.
Le usanze e le credenze relative a questo popolarissimo santo traggono
origine dalle sue famose tentazioni. Dalle primitive pitture di S. Antonio
in lotta con il diavolo rappresentato come porco, la fantasia popolare
gli ha associato la protezione degli animali. Questa antica credenza
è sopravvissuta negli anni e vive ancora qua e là, specie in Abruzzo.
Dalla "Vita di S. Antonio Abate"
Scritta da Sant' ATANASIO Vescovo di Alessandria d'Egitto
Antonio dona i suoi beni ai poveri
Dopo la morte dei genitori, rimase solo con una sorella
ancora molto piccola. Aveva diciotto o vent'anni e si prendeva cura egli stesso della
casa e della sorella.
Non erano ancora passati sei mesi dalla morte dei genitori e, come al solito,
andava in chiesa; mentre camminava e meditava fra sé e sé, pensava a
come gli apostoli avessero lasciato tutto per seguire il Salvatore e
come quelli di cui si parla negli Atti, venduti i propri beni, portassero
il ricavato e lo deposero ai piedi degli Apostoli perché fosse distribuito
a chi ne aveva bisogno (cfr.At 4,35-37) e quale e quanto grande fosse
la speranza riservata loro nei cieli. Pensando a queste cose, entrò
in chiesa e avvenne che proprio in quel momento venisse letto l'Evangelo
e sentì il Signore che diceva al ricco: «Se vuoi essere perfetto, va',
vendi tutto quello che possiedi e dallo ai poveri; poi, vieni, seguimi
e avrai un tesoro nei cieli» (Mt 19,21). Antonio, come se il ricordo
dei santi fosse stato ispirato in lui da Dio stesso e come se la lettura
dell'Evangelo fosse proprio per lui, subito uscì dalla chiesa, donò
alla gente del suo villaggio i beni che aveva ereditato dai genitori
- si tratta di trecento arure (l'arura corrisponde a 2756 mq) di terra
fertile e buonissima - perché non creassero fastidi né a lui né alla
sorella.
Antonio inizia la vita ascetica
Entrato
di nuovo in chiesa, come sentì il Signore che diceva nell'Evangelo:
«Non preoccupatevi del domani» (Mt 6,34), non poté restare più oltre,
ma uscì e distribuì anche quei pochi beni ai poveri. Poi affidò la sorella
a delle vergini fedeli che conosceva e la lasciò finché fosse allevata
nella verginità ed egli stesso si dedicò alla vita ascetica davanti
a casa sua, vigilando su se stesso e sottoponendosi a una dura disciplina.
Allora, infatti, non c'erano ancora in Egitto tanti monasteri e i monaci
non conoscevano ancora il grande deserto; chi voleva vigilare sulla
propria vita si dedicava all'ascesi in solitudine non lontano dal proprio
villaggio. Vi erano allora nel villaggio vicino un vecchio che dalla
giovinezza si era esercitato nella vita in solitudine. Antonio lo vide
e gareggiò con lui nel bene.
In un primo tempo cominciò anch'egli ad abitare nei dintorni del villaggio
e, quando sentiva parlare di qualcuno che era pieno di fervore, andava
a cercarlo come una saggia ape e non faceva ritorno a casa sua prima
di averlo visto e di avere ricevuto una sorta di viatico per perseverare
nella via della virtù. Qui, dunque, trascorse i primi tempi e si confermava
nel suo proposito per non volgersi di nuovo al pensiero dei beni terreni,
né al ricordo dei parenti, ma ogni suo desiderio e ogni sua sollecitudine
era rivolta alla vita ascetica. Lavorava con le proprie mani, poiché
aveva udito «Chi vive nell'ozio non mangi» (2Ts 3,10). Parte del suo
lavoro gli serviva per procurarsi il pane, parte lo distribuiva ai poveri.
Pregava continuamente sapendo che bisogna pregare in disparte senza
interruzione (cfr. 1Ts 5,17), ed era così attento alla lettura delle
Scritture che nulla di quanto vi è scritto cadeva a terra, ma ricordava
tutto e la memoria stava al posto dei libri.
I primi discepoli
Una
volta Antonio, poiché aveva necessità di andare a trovare i suoi fratelli,
dovette attraversare il canale di Arsinoe che era infestato dai coccodrilli.
Si limitò a pregare e entrò nell'acqua con tutti quelli che l'accompagnavano
e attraversarono il canale incolumi. Ritornato alla sua dimora solitaria
riprendeva le sue sante e generose fatiche. Con frequenti ammonizioni
accresceva lo zelo di chi già era monaco e spingeva molti altri all'amore
per la vita ascetica. In breve tempo, trascinati dalle sue parole, sorsero
molte dimore solitarie e Antonio presiedeva a tutti come un padre.
Esortazioni ai monaci
Un giorno Antonio
uscì e tutti i monaci gli vennero incontro e lo pregarono di tener
loro un discorso. Ed egli disse loro queste parole in lingua egiziana:
«Le Scritture sono sufficienti per la nostra istruzione, ma è bello
esortarci vicendevolmente nella fede e incoraggiarci con le nostre
parole...
Perciò dal momento che abbiamo cominciato a percorrere la via della virtù, sforziamoci
di giungere ai beni futuri. Nessuno si volga indietro come la moglie
di Lot, tanto più che il Signore ha detto: "Nessuno che abbia
messo mano all'aratro e poi si volta indietro, è adatto al regno dei
cieli"(Lc 9,62). Voltarsi indietro non significa altro che cambiare
idea e pensare nuovamente alle cose del mondo. Non temete sentendo
parlare di virtù e non stupitevi di questo nome perché essa non è
lontana da noi ed è facile compierla, se lo vogliamo. I Greci fanno
viaggi e attraversano il mare per apprendere le lettere, noi non abbiamo
bisogno di viaggiare a motivo del Regno dei cieli, non dobbiamo attraversare
il mare a motivo della virtù. Il Signore ci ha prevenuto e ci ha detto:
"Il regno dei cieli è dentro di voi" (Lc17,21). La virtù,
dunque, non ha bisogno che della nostra volontà, dal momento che si
trova dentro di noi e si forma a partire da noi. Se l'anima conserva
la sua facoltà razionale conforme alla natura, allora si forma la
virtù. L'anima è conforme alla natura quando rimane tale e quale è
stata creata, ed è stata creata bella e retta al di là di ogni misura.
Per questo Giosuè, figlio di Nun, esortando il popolo diceva: "Rivolgete
il vostro cuore al Signore Dio di Israele" (Gs 24,23) e Giovanni:
"Raddrizzate i vostri sentieri" (Mt3,3). L'anima, infatti,
è retta quando conserva la facoltà razionale conforme alla natura
così come è stata creata, ma quando devia ed è distorta rispetto alla
natura, allora si parla di malvagità dell'anima. La cosa, dunque,
non è difficile: se perseveriamo nello stato in cui siamo stati creati,
dimoriamo nella virtù, se meditiamo cose perverse, saremo giudicati
malvagi. Se dovessimo cercare la virtù fuori di noi, sarebbe davvero
difficile, ma se si trova dentro di noi, teniamoci lontano dai pensieri
impuri e, come se avessimo ricevuto un deposito, custodiamo la nostra
anima per il Signore perché riconosca la sua opera trovandola tale
e quale l'aveva creata.
Fatti e Detti di S. Antonio
1. Un giorno il santo abba Antonio, mentre dimorava
nel deserto, fu preso da scoraggiamento e da grande tenebra nei pensieri.
E diceva a Dio: «Signore, voglio essere salvato, ma i pensieri me lo
impediscono. Che potrò fare nella mia afflizione? Come posso essere
salvato?». Sporgendosi un poco, Antonio vede un altro come lui, che
sta seduto e lavora, poi si alza dal lavoro e prega, poi, di nuovo si
siede e intreccia la corda, poi, di nuovo, si alza per pregare. Era
un angelo del Signore inviato a correggere Antonio e a rassicurarlo.
E udì l’angelo che diceva: «Fa’ così e sarai salvo». Come udì queste
parole, fu preso da grande gioia e coraggio, così fece e si salvò.
2. Abba Antonio, scrutando l’abisso dei giudizi
di Dio, chiese: «Signore, come mai alcuni muoiono in giovane età, altri
vecchissimi? E perché alcuni sono poveri e altri sono ricchi? E come
mai degli ingiusti sono ricchi e dei giusti sono in miseria?». E giunse
a lui una voce che disse: «Antonio, bada a te stesso. Questi giudizi
spettano a Dio e non guadagni nulla a saperli».
3. Un tale interrogò abba
Antonio. Gli disse: «Che cosa devo fare per piacere a Dio?». L’Anziano
gli rispose: «Fa’ quello che io ti ordino: dovunque tu vada, tieni sempre
Dio davanti ai tuoi occhi e qualunque cosa tu faccia, appoggiati sempre
sulla testimonianza delle sante Scritture; in qualsiasi posto abiti,
non andartene presto. Osserva questi tre precetti e sarai salvo».
4. Disse abba Antonio ad
abba Poemen: «Questa è la grande fatica dell’uomo: gettare su di sé
il proprio peccato davanti a Dio e aspettarsi la tentazione fino all’ultimo
respiro».
5. Disse ancora: «Nessuno,
se non avrà provato la tentazione, potrà entrare nel Regno dei cieli,
poiché, disse, togli le tentazioni e nessuno si salverà».
6. Abba Pambo chiese ad
abba Antonio: «Che debbo fare?». Gli disse l’Anziano: «Non confidare
nella tua giustizia, non preoccuparti delle cose che passano, domina
la lingua e il ventre».
7. Disse abba Antonio:
«Vidi tutte le reti del Nemico stese sulla terra e gemendo dissi: «Chi
potrà sfuggire?». E udii una voce che mi disse: «L’umiltà».
8. Disse ancora: «Alcuni
rovinano il loro corpo con l’ascesi, ma poiché mancano di discernimento
si allontanano da Dio».
9. Disse ancora: «Dal prossimo
ci vengono la vita e la morte. Perché se guadagniamo il fratello, guadagniamo
Dio, ma se scandalizziamo il fratello, pecchiamo contro Cristo».
10. Disse ancora: «Come
i pesci muoiono se restano a lungo all’asciutto, così i monaci se indugiano
fuori dalla cella o si trattengono tra gente del mondo, svigoriscono
l’intensità della loro pace con Dio. È necessario dunque che come il
pesce si affretta a ritornare nel mare, così anche noi ci affrettiamo
a ritornare nella cella, perché non accada che indugiando all’esterno,
dimentichiamo di custodire l’interno».
11. Disse ancora: «Chi
dimora nel deserto e cerca la pace, è liberato da tre guerre: quella
dell’udito, della lingua e degli occhi. Gliene resta una sola: quella
del cuore».
12. Alcuni fratelli vennero
a trovare abba Antonio per raccontargli le loro visioni e sapere se
erano vere o se provenivano dai demoni. Essi avevano un asino che morì
lungo il cammino. Quando giunsero dall’Anziano, questi li prevenne:
«Come mai l’asinello è morto durante il viaggio?». Gli dissero: «Come
lo sai, Abba?».
Rispose: «Me lo hanno mostrato i demoni». Gli dissero: «E proprio per questo
che siamo venuti, per chiederti se non siamo vittime di un inganno,
perché abbiamo visioni e spesso si dimostrano vere». E l’Anziano con
l’esempio dell’asino li convinse che esse provenivano dai demoni.
13. Nel deserto vi era
un tale che cacciava belve feroci e vide abba Antonio che scherzava
con i fratelli. L’Anziano voleva fargli capire che bisogna, a volte,
accondiscendere ai fratelli e gli disse: «Metti una freccia nel tuo
arco e tendilo». Quello così fece. Gli disse: «Tendilo ancora» e quello
lo tese. Gli disse di nuovo: «Tendilo». Gli disse il cacciatore: «Se
lo tendo troppo, l’arco si spezza». Gli disse l’Anziano: «Così avviene
anche nell’opera di Dio. Se con i fratelli tendiamo l’arco oltre misura,
si spezzano presto. Occorre, dunque, di tanto in tanto, accondiscendere
ai fratelli». A queste parole il cacciatore fu preso da compunzione
e se ne andò molto edificato dall’Anziano. E anche i fratelli ritornarono
nelle loro dimore fortificati.
14. Abba Antonio sentì
parlare di un giovane monaco che aveva compiuto un prodigio lungo la
strada: aveva visto degli anziani che viaggiavano ed erano stanchi e
aveva ordinato a degli asini di venire e di portare gli anziani da Antonio.
Gli anziani riferirono la cosa ad abba Antonio ed egli disse loro: «Mi
sembra che questo monaco sia una nave carica di tesori, ma non so se
arriverà in porto». Dopo un certo tempo abba Antonio incominciò
improvvisamente a piangere, a strapparsi i capelli e a lamentarsi. I
suoi discepoli gli chiesero: «Abba, perché piangi?» e l’Anziano disse:
«E appena caduta una grande colonna della chiesa intendeva parlare del
giovane monaco ma andate da lui, disse, e vedrete che cosa è accaduto».
Andarono, dunque, i suoi discepoli e trovarono il monaco seduto su una
stuoia che piangeva il peccato commesso. Vedendo i discepoli dell’Anziano
disse:«Dite all’Anziano che supplichi Dio di concedermi solo dieci giorni
e spero di farne penitenza». Dopo cinque giorni morì.
15. Un monaco fu lodato dai fratelli presso abba Antonio Antonio lo
accolse presso di sé e lo mise alla prova per vedere se sopportava il
disprezzo. Visto che non lo sopportava, gli disse: «Somigli a un villaggio
ben adorno sul davanti, ma saccheggiato dai ladri sul retro».
16. Un fratello disse ad abba Antonio: «Prega per me». Gli rispose
l’Anziano: «Non posso aver compassione di te e neppure Dio l’avrà, se
tu stesso non ti sforzi nel supplicare Dio».
17. Una volta alcuni anziani andarono a trovare abba Antonio e abba
Giuseppe era con loro. L’Anziano voleva metterli alla prova, propose
una parola delle Scritture e, a partire dal più giovane, cominciò a
chiedere che cosa significasse quella parola. E ciascuno rispondeva
secondo le sue capacità. Ma l’Anziano diceva a ciascuno: «Non hai ancora
trovato». Alla fine chiese ad abba Giuseppe: «E tu, quale dici che sia
il significato di questa parola?». Gli rispose: «Non so». Disse allora
ahba Antonio: «Davvero abba Giuseppe ha trovato la via, poiché ha detto:
"Non so"».
18. Alcuni fratelli partirono da Scete per far visita ad abba Antonio.
Saliti sulla nave per andare da lui, trovarono un anziano che pure voleva
recarsi là. I fratelli non lo conoscevano. Seduti nella barca discutevano
sulle parole dei padri, sulle Scritture e anche dei loro lavori. Ma
l’anziano taceva; giunti al porto, scoprirono che anche l’anziano si
recava da abba Antonio. Come
giunsero da lui, disse loro: «Avete trovato una buona compagnia in questo
anziano». E all’anziano disse: «Ti sei trovato con dei buoni fratelli,
abba». Disse l’anziano: «Sono buoni, ma la loro casa è priva di porta
e chiunque vuole, può entrare nella stalla e sciogliere l’asino». Così
disse perché dicevano qualsiasi cosa salisse alla loro bocca.
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