Corpus Domini
Se nella Solennità del Giovedì Santo la Chiesa guarda all'Istituzione dell'Eucaristia, scrutando il mistero di Cristo che ci amò sino alla fine donando se stesso in cibo e sigillando il nuovo Patto nel suo Sangue, nel giorno del Corpus Domini l'attenzione si sposta sull'intima relazione esistente fra Eucaristia e Chiesa, fra il Corpo del Signore e il suo Corpo Mistico. Le processioni e le adorazioni prolungate celebrate in questa solennità, manifestano pubblicamente la fede del popolo cristiano in questo Sacramento. In esso la Chiesa trova la sorgente del suo esistere e della sua comunione con Cristo, Presente nell'Eucaristia in Corpo Sangue anima e Divinità.
Urbano IV con una Bolla datata 11 agosto 1264 estese la festa a tutta la Chiesa. In seguito la popolarità della festa crebbe grazie al Concilio di Trento, si diffusero le processioni eucaristiche e il culto del Santissimo Sacramento al di fuori della Messa.
La liturgia prevede per questo giorno prevede:
Litugia della Parola
Es 24,3-8
Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!.
Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi.
Sal 115
Tu ci disseti, Signore, al calice della gioia.
Eb 9,11-15
Il sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza.
Fratelli, Cristo, venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, entrò una volta per sempre nel santuario, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una redenzione eterna.
Sequenza
Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.
Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell’agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.
Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.
Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.
Acclamazione al Vangelo (Gv 6,51)
Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore;
chi mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia.
Vangelo Mc 14,12-16.22-26
Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue.
San Tommaso d'Aquino compose un meraviglioso canto per il Santissimo Sacramneto il Tantum Ergo:
"In supremae nocte cenae, recumbens cum fratribus..."
"Nella notte della Cena coi fratelli si trovò.
Del pasquale sacro rito ogni regola compì
e agli Apostoli ammirati come cibo si donò".
Con queste parole san Tommaso riassume l'evento straordinario dell'Ultima Cena, dinanzi al quale la Chiesa resta in contemplazione silenziosa, in certo qual modo essa s'immerge nel silenzio del Giardino degli Ulivi e del Golgota.
Esorta il Dottore Angelico: "Pange, lingua, gloriosi Corporis mysterium..."
"Genti tutte, proclamate il mistero del Signore,
del suo Corpo e del suo Sangue che la Vergine donò
e fu sparso in sacrificio per salvar l'umanità".
Con trasporto ed intima fede proclamiamo:
"Tantum ergo Sacramentum veneremur cernui..."
"Adoriamo il Sacramento che Dio Padre ci donò.
Nuovo patto, nuovo rito nella fede si compì.
Al mistero è fondamento la parola di Gesù".
"Genitori Genitoque Laus et iubilatio...".
"Gloria al Padre onnipotente, gloria al Figlio Redentore,
lode grande, sommo onore all'eterna Carità.
Gloria immensa, eterno amore alla Santa Trinità"!
Amen.
Tra queste autorevoli voci, un posto speciale occupa il grande Dottore della Chiesa, san Tommaso d'Aquino, che, nelle composizioni poetiche, canta con ispirato trasporto i sentimenti di adorazione e di amore del credente di fronte al mistero del Corpo e Sangue del Signore. Basti pensare al noto "Pange, lingua", che costituisce una profonda meditazione sul mistero eucaristico, mistero del corpo e del sangue del Signore - "gloriosi Corporis misterium, Sanguinisque pretiosi".
Ed ancora, il cantico "Adoro te, devote", che è invito ad adorare il Dio nascosto sotto le specie eucaristiche: Latens Deitas, quae sub his figuris vere latitas: Tibi se cor meum totum subjicit! Sì, tutto il nostro cuore si abbandona a Te, o Cristo, perché chi accoglie la tua parola, scopre il senso pieno della vita e trova la vera pace - ... quia te contemplans totum deficit.
Sgorga spontaneo dal cuore il ringraziamento per così straordinario dono. "Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Quid retribuam Domino pro omnibus, quae retribuit mihi?" (Sal 115[116],12). Le parole del salmista possono essere pronunciate da ciascuno di noi, nella consapevolezza dell'inestimabile dono che il Signore ci ha fatto con il Sacramento eucaristico.
"Alziamo il calice della salvezza ed invochiamo il nome del Signore": questo atteggiamento di lode e di adorazione risuona, oggi, nelle preghiere e nei canti della Chiesa in ogni angolo della terra.
Risuona questa sera qui a Roma, dove è viva l'eredità spirituale degli Apostoli Pietro e Paolo. Intoneremo ancora una volta, tra poco, l'antico cantico di adorazione e di lode, camminando per le vie della Città, dirigendoci da questa Basilica verso quella di Santa Maria Maggiore. Ripeteremo con devozione:
Pange, lingua, gloriosi ...
Genti tutte, proclamate
il mistero del Signore!
Ed ancora:
Nobis datus, nobis natus
Ex intacta Virgine...
Dato a noi da madre pura
per noi tutti si incarnò...
In supremae nocte coenae
Recumbens cum fratribus...
Nella notte della cena
coi fratelli si trovò...
Cibum turbae duodenae
Se dat suis manibus.
agli Apostoli ammirati
come cibo di donò.
Sacramento del dono, sacramento dell'amore di Cristo spinto fino all'estremo: "in finem dilexit" (Gv 13,1). Il Figlio di Dio dona se stesso. Sotto le specie del pane e del vino, dona il Corpo e il Sangue, assunti da Maria, Madre verginale. Dona la sua divinità e la sua umanità, per arricchirci in modo inesprimibile.
Tantum ergo Saramentum
Veneremur cernui...
Adoriamo il Sacramento
che Dio Padre ci donò.
Amen.
Dall'omelia di un vescovo
La festa del Corpus Domini, seppure istituita dalla Chiesa nel dodicesimo secolo, affonda le radici nell'Ultima Cena di Gesù con i discepoli. Il Vangelo proclamato nella santa liturgia, infatti, ripropone quelle parole forti e concrete che dovettero sconvolgere non poco i discepoli quando Gesù, prendendo il pane e il vino, disse: "Questo è il mio corpo... Questo è il mio sangue". Nel linguaggio semitico significano semplicemente e paradossalmente: "Questo sono io stesso". Davvero è un "mistero della fede", come cantiamo nella santa liturgia; ed assieme un "mistero di amore". E' senza dubbio un mistero grande e benefico: il mistero di una presenza "reale" in un mondo in cui tutto sembra essere "virtuale" e dove è difficile che gli uomini si sentano "realmente" gli uni vicini agli altri.
L'Eucaristia, più che di una realtà misteriosa nel campo intellettivo, ci parla di un'incredibile e inimmaginabile amore. Se apriamo gli occhi del cuore comprenderemo e gusteremo questo mistero di Dio che ha inventato l'impossibile pur di restarci accanto con il suo corpo. Quel pane e quel vino, secondo le parole di Gesù, sono veramente il "Corpus Domini". Giovanni Paolo II ha voluto riproporre, con l'enciclica firmata la sera del Giovedì santo, la grandezza, la profondità e l'altezza del mistero eucaristico.
E' il cuore della Chiesa. Da tale mistero la Chiesa nasce di tale mistero vive, e da tale mistero è plasmata. Così dicevano i Padri: "L'Eucaristia fa la Chiesa". A questa bella espressione fa eco quella di san Tommaso: l'Eucaristia è il sacramento "quo ecclesia fabricatur", ossia il "cantiere" dove si fabbrica la Chiesa, dove si costruisce il "popolo di Dio". Sì, è l'Eucaristia che fa la Chiesa; non siamo noi a farla, non sono i nostri sforzi, non sono le nostre organizzazioni per quanto intelligenti, non sono i nostri piani per quanto aggiornati e sofisticati.
E' l'Eucaristia che fa la Chiesa. La Chiesa non si fa da sola, non si edifica da se stessa. L'Eucaristia fa la Chiesa perché ripresenta la morte e la risurrezione di Gesù. Il grande Vescovo, san Giovanni Crisostomo, diceva ai suoi fedeli: "Noi offriamo sempre il medesimo Agnello, e non uno oggi e domani un altro, ma sempre lo stesso. Per questa ragione il sacrificio è sempre uno solo". La dimensione sacrificale dell'Eucaristia emerge in modo del tutto particolare in questa festa. In quel pane e in quel vino, si può quindi dire, Gesù non è presente in qualsiasi modo, ma nel modo sacrificale. E' realmente presente come corpo (pane) "spezzato" e sangue (vino) "versato"; ossia, nella realtà di chi dona interamente il suo corpo e il suo sangue per la salvezza di tutti.
La festa del Corpus Domini, presentando l'Ostia consacrata, mostra ai credenti Gesù che si dona totalmente, che non conosce risparmio alcuno per aiutare tutti.
l'Eucaristia attraversa le strade e le piazze delle città e dei paesi, addobbate con i drappi e con i fiori.
Sì, il Signore deve continuare a camminare per le nostre strade come faceva negli anni della sua vita terrena. Quel pane "spezzato" non ha bisogno di moltiplicare le parole. Parla da sé. Gesù, fattosi cibo per tutti, ci mostra sin dove giunge l'amore di Dio per noi.
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