Il Culto In una società quasi esclusivamente contadina e pastorale, qual era nel passato Collelongo, non poteva non sorgere il culto di sant’Antonio Abate. Con molta probabilità il culto si innesta a festività di tipo agricolo della paganità ad esempio i “Fruges” (raccolti della terra) oppure ai Saturnali. Nell'antica Roma c’era un periodo di feste in onore di Saturno (dio dell'oro e del benessere agricolo), che avevano luogo dal 17 al 23 dicembre, alla fine del ciclo dell'anno solare, e si protraeva per sette giorni. La festa che si celebrava con un sacrificio solenne (l'usanza di bruciare un fantoccio richiama i sacrifici primitivi), seguito da un generoso banchetto pubblico, con sfrenata allegria e si proponeva di ristabilire, per pochi giorni, l'eguaglianza tra gli uomini, era sospesa l'autorità e il potere dei padroni sugli schiavi; e questi acquistavano il diritto alla parola, potevano dire qualsiasi cosa ai propri padroni. Un altro rito consisteva nella questua alimentare fatta di casa in casa dai giovanotti della comunità, per scacciare cantando e recitando le manifestazioni terribili della natura. La Chiesa locale ha ripreso queste tradizioni indirizzandole verso una festa di grande valore cristiano dandole sfumature Caritatevoli, in cui le famiglie più agiate della comunità allestivano la “Cottora” che era simile ad un banchetto destinato ai poveri del tempo. Anche nei giorni precedenti c’erano manifestazioni di questo tipo, ad esempio la distribuzione della “Panetta”, cioè un panino a forma di mano umana, della farina di grano e di granturco e beni alimentari. Insomma questi generi alimentari offerti per spirito di carità dovevano essere destinati ai bisognosi del paese e non solo, anche a quelli dei paesi vicini, soprattutto della Valle Roveto. Il Culto del Santo nasce in Europa intorno al 1150-1200 a causa di una grande epidemia chiamata “Fuoco di Sant’Antonio”, che non corrisponde all’ “herpes Zoster” nelle nostre classificazioni mediche, era un male, un tipo di peste determinata probabilmente all’avvelenamento da segale cornuta che i contadini erano costretti a mangiare a causa delle precarie condizioni economiche. Il fungo di questa segala determinò un’epidemia, a causa di questa venivano tagliate le braccia e le gambe agli ammalati. Il culto ebbe inizio in Francia dove nacque un ordine religioso “Antoniani” che istituì ospedali in tutta Europa ed anche in Italia per curare questo male. Questi antoniani curavano il male con una particolarissima ricetta cioè con il grasso di maiale. Nel 1150 gli antoniani cominciarono ad allevare un gran numero di questi animali per fini terapeutici, da questo fatto il Santo è rappresentato con il Maiale. Divenne anche protettore del fuoco poiché quel tipo di malattia determinava un calore intenso simile a quello del fuoco. In un’Abbazia abruzzese alcuni monaci nel 1203 trascrissero una cantata di Sant’Antonio dove si narrava la nascita del Santo dall’incontro non normale del padre e della madre, che avevano fatto voto di andare a San Giacomo di Compostela, che comportava l’astinenza dall’unione sessuale, invece da questo pellegrinaggio ebbero un figlio, che sarà destinato a grandi tentazioni per opera del demonio, ma Antonio vinse il diavolo e diventò santo. Sant’Antonio come lo viviamo oggi è frutto di un’elaborazione storica fatta da un popolo, poiché il Santo era un padre del deserto e stava da solo non in mezzo agli animali, nella sua vita il diavolo lo tentò assumendo varie forme tra le quali anche quella del maiale, però viene raffigurato col maiale in braccio. Quindi il rapporto con gli animali e con il fuoco è stato creato proprio come mitologia dalla tradizione. Da tradizione Orale si tramanda che due membri delle famiglie Cerone e Cesta, su invocazione del Santo, scamparono miracolosamente dalla caduta di un grosso masso staccatosi dalla montagna “Pizz’ Merron’ ” e precipitato a valle. Presero questo masso e lo fecero trasportare prima da diverse paia di buoi robusti e non riuscirono nell’impresa, poi invece presero solo un paio di giovenchi non ancora domati e riuscirono a portare il masso al paese dove fecero scolpire la statua del Santo, che tutt’ora si trova nella chiesa madre. Sulla Statua c’è una incisione datata 1692 dove si trova un anagramma “S-A-AB” si pensa che il significato sia (S.Antonio Abate). La prima menzione storica della festa si ha in un atto di matrimonio registrato dal sacerdote Don Antonio Farina, le cui annunciazioni vennero fatte il 17/01/1689 “In festivitate S.Antonii Abbatis”. |