LE LETTERE DI
S. ANTONIO ABATE




PRIMA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE

1. Innanzitutto saluto la vostra carità nel Signore nostro! Fratelli, ritengo che vi siano tre generi di persone, uomini e donne, vicine all'amore di Dio. Alcuni sono chiamati dalla legge dell'amore deposta nella loro natura e dalla bontà originale che fa parte di essa fin dalla sua primitiva creazione. Quando la parola di Dio li raggiunse, non ebbero la minima esitazione, ma la seguirono prontamente. Così avvenne per Abramo, il primo patriarca. Dio vide che egli sapeva amarlo non in grazie a un insegnamento umano, ma seguendo la legge naturale deposta in lui al principio quando era stato plasmato, si rivelò a lui e gli disse: «Esci dalla tua terra e dalla casa di tuo padre e vieni nella terra che io ti indicherò» (Gn 12,5). Abramo uscì dalla sua terra senza esitare, pronto ad accogliere la sua vocazione. E divenne un esempio per quelli che iniziano il cammino: se si affaticano e cercano il timore di Dio nella pazienza e nella calma, ricevono lode per il loro comportamento perché sono pronti a seguire l'amore di Dio. Questo è il primo genere di vocazione. E questo è il secondo: alcuni odono che la legge scritta dichiara che vi sono sofferenze e supplizi preparati per gli empi e promesse riservate a quelli che portano frutto nel timore di Dio. Questa testimonianza della legge scritta risveglia in loro il pensiero di obbedire alla vocazione. Questo attestò Davide quando disse: «La legge del Signore è pura, converte le anime» (Sal 18,84) e in altro passo dice: «La rivelazione delle tue parole mi darà luce e darà intelligenza ai bambini» (Sal 118,30) e vi sono molti altri passi, ma non possiamo citarli tutti. Vi è un terzo genere di vocazione. Alcuni dapprima furono duri di cuore e perseverarono in opere di peccato; ma il Dio di misericordia invia loro delle prove per correggerli perché, fiaccati dalle prove, abbiamo coscienza del loro peccato, si pentano e si convertano, ascoltino la parola, se si sono pentiti di tutto cuore, e compiano anch'essi opere degne di lode come quelli di cui abbiamo parlato in precedenza. Questi sono i tre modi in cui gli uomini iniziano il cammino di conversione, fino a ricevere la grazia e la vocazione figli di Dio.

2. Ma penso che ve ne siano alcuni che hanno intrapreso il cammino con tutto il loro cuore, disponendosi ad affrontare ogni assalto del nemico fino a vincerlo; lo Spirito Santo lo chiama già prima per rendere leggera la lotta e dolci le fatiche della conversione e impone loro una misura determinata per la penitenza del corpo e dell'anima fino a insegnar loro le vie del ritorno a Lui, Dio creatore. E Dio fa violenza all'anima e al corpo perché l'uno e l'altro siano puri e tutti e due, alla stessa maniera, ricevano l'eredità. Il corpo diviene puro attraverso digiuni e veglie numerose e il cuore mediante la vigilanza e la preghiera e ogni altra scesi che indebolisce il corpo e recide ogni suo desiderio. E lo Spirito di conversione guida costoro e li mette alla prova perché l'avversario non li faccia tornare indietro. Poi lo Spirito che guida le anime comincia ad aprire gli occhi dell'anima perché anch'essa si converta e divenga pura. E allora la mente comincia a discernere l'anima dal corpo e lo Spirito le insegna a purificare il corpo e l'anima mediante la penitenza. Lo Spirito istruisce l'intelletto e guida ogni operare della nostra anima e del nostro corpo e lo rende puro, Lo Spirito discerne tutti i frutti della carne propri di ogni membro del corpo e che furono causa della prima trasgressione e riporta ogni membro del corpo allo stato primitivo. Lo Spirito non ha nulla di estraneo che gli venga dall'Avversario. E il corpo è sottomesso all'intelletto e istruito dalla Spirito, secondo le parole dell'apostolo Paolo: «Sottometto il mio corpo e lo riduco in schiavitù» (1 Cor 9,27). L'intelletto, infatti, si è purificato dai cibi, dalle bevande e dal sonno e si è liberato una volta per sempre da ogni sua passione e grazie alla sua purezza si è allontanato da ogni rapporto naturale.

3. Ritengo che nel corpo vi siano tre generi di passioni. Vi è quel movimento connaturale al corpo, ma che non agisce se l'anima non lo vuole, ed è ben noto. Vi è poi nel corpo un altro movimento che si genera quando si nutre il corpo con molti cibi e bevande; il sangue, riscaldato da questi alimenti, risveglia una lotta nel corpo perché il primo vien messo in movimento dalla concupiscenza. Per questo motivo l'Apostolo Paolo dice: «Non vi inebriate di vino che è fonte di lussuria» (Ef 5,18) e il Signore, nell'evangelo, ordina ai discepoli: «Badate che i vostri cuori non si appesantiscano con cibi e bevande» (Lc 21,34) e soprattutto con l'amore dei piaceri. A quelli che cercano la misura della purezza dobbiamo dire: «Sottometto il mio corpo e lo riduco in schiavitù» (1Cor 9,27). Il terzo movimento proviene dagli spiriti malvagi che ci tentano pieni di invidia e vogliono distogliere quelli che cercano di diventare santi. Se l'anima persevera in queste tre maniere nel testimoniare quello che lo Spirito insegna all'intelletto, allora rende puri sia l'anima che il corpo dalla triplice malattia. Ma se l'intelletto indugia a testimoniare quello che lo Spirito attesta, allora gli spiriti malvagi gettano il loro seme nel suo corpo e gli fanno guerra finché l'anima sfinita si chieda da dove verrà l'aiuto, si converta, si sottometta alla testimonianza dello Spirito e abbia nuovamente vita. Allora essa crede che il suo riposo è l'abitare con Dio e crede che Dio è la sua pace.

4. Questo vi ho detto a proposito dell'opera di conversione dell'anima e del corpo e del modo in cui bisogna purificarli. Quando l'intelletto viene combattuto in tali maniere, allora esso chiede aiuto allo Spirito e comincia a discernere le passioni animalesche che gli derivano dalle sue volontà. Allora l'intelletto, che ha custodito i precetti dello Spirito, diviene partecipe dello Spirito ed esso gli insegna a guarire ogni malattia dell'anima e a discernere le passioni connaturate in lui e le altre che provengono dall'esterno e sono state mescolate con il corpo dalla testa ai piedi a motivo della volontà propria. Lo Spirito pone un limite agli occhi per condurli ad uno sguardo retto e puro, perché non abbiano più nulla di estraneo; guida le orecchie ad ascoltare con pace, ed esse non vogliono più ascoltare le maledizioni e le ingiurie degli uomini, ma vogliono sentire parole di benevolenza e di misericordia per tutte le creature; un tempo, infatti, sia lo sguardo che l'udito erano malati. Poi insegnerà a purificarsi alla lingua, è a causa sua, infatti, che l'anima si è gravemente ammalata ed è mediante la lingua che l'anima manifesta la sua malattia e ad essa ne attribuisce la colpa; la lingua è un suo organo e tramite essa l'anima si è più gravemente ammalata. L'Apostolo Giacomo lo attesta e dice: «Chi si reputerà obbediente senza tenere a freno la sua lingua, inganna se stesso e vana è la sua obbedienza» (Gc 1,26). In un altro passo dice: «La lingua è un piccolo membro e si vanta di grandi cose e contamina tutto il corpo» (Gc 3,5-6) e vengono dette anche molte altre cose, ma non mi è possibile ricordale tutte. (...) Ho parlato delle malattie dell'anima che si sono infiltrate nel corpo e lo mettono in agitazione perché l'anima ha guidato gli spiriti del male facendoli agire nelle membra del corpo. Ma dirò pure che l'anima ha in sé qualche altra passione che le proviene da fuori; esamineremo ora quali sono queste malattie. La superbia, infatti, ha origine fuori dal corpo, così pure la presunzione, l'orgoglio, l'odio, l'invidia, l'ira, la pusillanimità, l'impazienza e altre passioni minori. Se qualcuno si affida a Dio con tutto il cuore, allora Dio nella sua bontà gli accorderà lo Spirito di conversione e lo Spirito gli farà conoscere ogni suo male perché si penta. Gli Avversari però vogliono impedirgli di fare penitenza e lo inducono in tentazione e non gli permettono di pentirsi, ma se egli persevera e obbedisce allo Spirito che gli insegna a fare penitenza, allora il Creatore ha pietà della sua fatica. Ha pietà perché ha affrontato le fatiche del corpo, grandi digiuni e grandi veglie, ha studiato a lungo la Parola di Dio, ha perseverato nella preghiera, ha rinunciato al mondo e alle opere degli uomini, è stato umile e povero di spirito. E in tutto questo è stato perseverante. Allora il Dio della bontà, vedendo la sua pazienza nelle tentazioni, ha pietà di lui e lo aiuta. Amen. (Tratta da: ATANASIO, Vita di Antonio, Apoftegmi, Lettere, Ed. Paoline, 1984)  

SECONDA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE

1. Cari e stimati fratelli, Antonio vi saluta nel Signore. Carissimi nel Signore, in verità Dio non ha visitato le sue creature una sola volta, ma ha accompagnato con la sua bontà, con la sua gioia e con il suo spirito quelli che fin da principio della creazione hanno camminato verso il Creatore seguendo la legge dell'alleanza. Gli esseri razionali, messi a morte sia nell'anima che nei sensi del loro cuore dalla legge dell'alleanza, sono incapaci di usare la loro intelligenza come nello stato originale della creazione e, ormai completamente privati della ragione, si fanno schiavi della creatura invece di servire il Creatore. Il Creatore dell'universo, nella sua grande bontà, ci ha visitato mediante la legge dell'alleanza; la nostra natura, infatti, è immortale. E tutti quelli che mediante la legge dell'alleanza sono stati istruiti dallo Spirito santo hanno ricevuto lo spirito di figli, hanno potuto adorate il loro Creatore come si conviene. Di costoro l'apostolo Paolo dice: «A causa nostra non conseguiremo pienamente la promessa» (Eb 11,13.39).

2. Nel suo amore fedele per tutti il Creatore voleva visitarci nelle nostre infermità e nella nostra dissipazione e suscitò Mosè il legislatore, che ci diede la legge scritta e pose le fondamenta della Dimora della verità, cioè la Chiesa cattolica che creò l'unità tra tutti. Dio, infatti, voleva farci ritornare alla nostra condizione primitiva. [la condizione primitiva cui Dio, attraverso Mosè, voleva farci ritornare consiste nell'unità che c'era «in principio», unità tra l'uomo e Dio e unità degli uomini tra loro. n.d.r.]. Mosè cominciò a costruire la Dimora, ma non potè terminare l'opera, l'abbandonò e morì. Dio , allora, suscitò mediante il suo Spirito, l'assemblea dei profeti e anch'essi costruirono sopra il fondamento di Mosè, ma senza completare l'opera. Anch'essi la lasciarono e morirono. Tutti, rivestiti di spirito, videro che la ferita era incurabile e che non vi era nessuna creatura in grado di risanarla, se non il Figlio unigenito, vero Intelletto del Padre e immagine di Colui che creò a sua immagine ogni creatura razionale. Sapevano che il Salvatore è un grande medico, si radunarono dunque e pregarono per noi, membra del loro corpo. Levarono grida e dicevano: «Non c'è più balsamo in Galaad? non c'è più medico? perché non sale a guarire la figlia del mio popolo?» (Ger 51,9). Dio nel suo immenso amore venne a noi in conformità alle profezie dei suoi santi profeti e diceva: «Figlio dell'uomo, prepara tutto quello che occorre per la prigionia» (Ez 12,3). Egli, infatti, «era immagine di Dio» (2Cor 4,4), «non considerò una rapina l'essere pari a Dio, ma umiliò se stesso assumendo l'immagine di servo e si fece obbediente fino alla morte e alla morte di Croce. Per questo Dio gli ha dato un nome più grande di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù Cristo ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e negli inferi e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre» (Fil 2,6-11). Ora, dunque, miei cari, vi sia manifesto il senso di questa parola, cioè che il Padre, nella sua bontà, non ha risparmiato il proprio Figlio per noi, ma lo ha consegnato per la salvezza di tutti noi, «lo ha consegnato per i nostri peccati» (Rm 8,32); le nostre iniquità lo hanno umiliato e dalla sua parola potente ci ha radunato da tutte le nazioni, dai confini della terra fino ai confini del mondo e ci ha fatto risorgere, ha perdonato i nostri peccati e ci ha insegnato che siamo membra gli uni degli altri.
 

TERZA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE

1. Antonio ai suoi figli carissimi. Io saluto in voi, stirpe di Israele, la vostra natura spirituale. Poiché siete figli di Israele, non è necessario ricordare tutti i vostri nomi, nomi che appartengono alle cose della terra e sono destinati a tramontare. Figli miei, il mio amore per voi non viene dalla carne, ma è amore spirituale, opera di Dio. Per questo non mi stanco di pregare Dio per voi giorno e notte perché possiate riconoscere la grazia che vi è stata fatta. Dio non visita una sola volta le sue creature, ma le guida fin dalla fondazione del mondo e in ogni generazione risveglia ciascuno con i doni della sua grazia. Dunque, figli miei, non trascurate di gridare a Dio giorno e notte, fate violenza alla bontà del Padre ed egli vi manderà dal cielo Colui che vi insegnerà a riconoscere ciò che è bene per voi. Figli, davvero abitiamo nella nostra morte, abbiamo dimore nella casa del ladro, siamo incatenati dai vincoli della morte (1). Non date sonno ai vostri occhi, non concedete riposo alle vostre palpebre (Sal 131,4), ma offrite voi stessi quali vittime a Dio in tutta purezza, quella purezza che nessuno può ereditare se già non la possiede. Figli cari nel Signore, sappiate che se farete il bene sarete motivo di consolazione per i santi, di felicità per gli angeli nel loro ministero e di gioia per Gesù alla sua venuta. Fino a quel momento, infatti, i santi e gli angeli non si daranno pace pensando a noi (2). E darete gioia anche a me, misero, che abito in questa dimora di fango. In verità, figlioli, questa nostra infermità e questa nostra condizione deplorevole addolorano tutti i santi. Essi piangono e gemono a causa nostra davanti al Creatore di tutte le cose. Per questo, a motivo del gemito dei santi il Dio dell’universo si adira per le nostre opere malvage. Ma se progrediamo nella giustizia diamo gioia all’assemblea dei santi ed essi innalzano preghiere al Creatore pieni di letizia e di gioia. E il Creatore dell’universo si rallegra per le nostre opere che gli sono testimoniate dai suoi santi e ci concede doni immensi.

2. Ma sappiate che Dio ama sempre le sue creature, che possiedono una natura immortale e non si dissolvono insieme al corpo (3). Dio ha visto la natura spirituale precipitare nell’abisso e trovarvi la morte perfetta e totale. La legge dell’alleanza ha perduto la sua forza, ma Dio, nella sua bontà, ha visitato la sua creatura per mezzo di Mosè (4). Mosè pose le fondamenta della Dimora della verità e desiderò risanare la ferita profonda, voleva far ritornare gli uomini all’unità che c’era in principio, ma non riuscì e se ne partì.
Poi di nuovo, vi fu l’assemblea dei profeti; essi cominciarono a costruire sopra le fondamenta di Mosè, ma non riuscirono a risanare la profonda ferita dei membri del genere umano e riconobbero la loro impotenza. Poi, di nuovo si radunò l’assemblea dei santi; essi innalzarono la loro preghiera al Creatore e dicevano: “Non c’è più balsamo in Galaad? non c'è più medico? perché non sale a curare la figlia del mio popolo?” (Ger 8,22). “Signore, abbiamo curato Babilonia, ma non è guarita! Ora lasciamola e andiamocene via da qui” (Ger 28, 9).
Tutti i santi supplicavano la bontà del padre riguardo al figlio unigenito. Se non fosse venuto, nessuna creatura sarebbe in grado di guarire la profonda ferita dell’uomo e così il Padre, nella sua bontà, levò la sua voce e disse: “Figlio dell’uomo, prepara quello che ti serve per la prigionia e parti di tua volontà per l’esilio” (Ez 12,3). Il Padre non ha risparmiato il suo figlio unigenito per la salvezza di noi tutti; lo ha consegnato per i nostri peccati (Rm 8,32). “Le nostre iniquità lo hanno umiliato; per la sua piaga tutti noi siamo stati guariti” (Is 53,5).
Egli ci ha radunati dai confini del mondo, ha fatto risorgere il nostro spirito dalla terra e ci ha insegnato che siamo membra gli uni degli altri (5).

3. Figlioli, state attenti che non si compia per noi quella parola di Paolo: “Hanno soltanto l’aspetto esteriore dell’opera di Dio, ma negano la sua potenza” (Tt 1,16). Ora, ciascuno di voi laceri il suo cuore, pianga davanti a Dio e dica: “Che renderò al Signore per tutto il bene che mi ha fatto?” (Sal 115,12).
Figlioli, temo che si applichi a noi quella parola che dice: “A che giova versare il mio sangue se dovrò scendere nella tomba?” (Sal 29,10). In verità, figlioli, mi rivolgo a voi come a sapienti (1Cor 10,15); capite quello che dico e attesto: se ognuno di voi non odia tutto ciò che appartiene alla natura terrena, non rinuncia ad essa e a tutte le sue opere con tutto il suo cuore e non leva al cielo verso il Padre dell’universo le mani del suo cuore, costui non potrà essere salvato. Ma se uno farà come ho detto, Dio avrà misericordia della sua fatica, gli accorderà il fuoco invisibile (6) e farà consumare tutte le sue impurità e il nostro spirito diverrà puro. Allora lo Spirito farà di noi la sua dimora e Gesù starà presso di noi e potremo così adorare Dio come si conviene. Ma finché vogliamo vivere in pace con le cose del mondo, siamo nemici di Dio, dei suoi angeli e di tutti i suoi santi.

4. Ora, miei cari, vi supplico nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di non trascurare la vostra salvezza. Questo breve tempo non sia per voi motivo di confusione per il tempo eterno, la condizione del corpo soggetto a corruzione non oscuri il regno della luce ineffabile, il luogo dove subite il castigo non vi faccia perdere il trono degli angeli del giudizio. In verità, figlioli, il mio cuore si meraviglia e la mia anima è sgomenta perché noi tutti siamo sommersi dalle onde del mare eppure ci rallegriamo come se fossimo ebbri di vino nuovo. Ciascuno di noi, infatti, ha venduto se stesso seguendo la propria volontà, essa regna su di lui e non vogliamo volgere al cielo i nostri occhi per cercare la gloria celeste e l’opera di tutti i santi e per camminare sulle loro tracce.
Ora, dunque, capite: i santi angeli del cielo, gli arcangeli, i troni, le dominazioni, i cherubini, i serafini, il sole, la luna, le stelle, i patriarchi, i profeti, gli apostoli, il diavolo, Satana, gli spiriti del male, il principe dell’aria, insomma, uomini e donne fin dall’inizio della creazione appartengono ad un’unica sostanza. Al di fuori di essa vi è soltanto la perfetta e beata Trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Per la malvagia condotta di alcune creature, Dio fu costretto a dare loro un nome conforme alle loro opere; ma a quelle che hanno maggiormente progredito darà gloria in abbondanza.

Note N.B. La Lettera prima è stata pubblicata nel 1994 e la Lettera seconda nel 1995. La Lettera quarta sarà pubbicata il prossimo anno.
(1) L’uomo, ferito dal peccato, è diventato dimora del diavolo, del ladrone che ruba gli uomini a Dio e li rende suoi schiavi. Il cuore e il corpo portano il peso di questa ferita. Le membra del corpo diventano strumenti nelle mani del demonio. “Siamo noi, dirà Antonio, a offrire un corpo ai demoni” (cfr. Let. 4, 6).
(2) Sul ruolo di intercessione dei santi cfr. Let. 2, 2 .
(3) “Il nostro Dio, infatti, è sempre vicino alle sue creature che osservano i comandamenti come vi abbiamo già detto nelle nostre lettere”.
(4) Cfr. il testo parallelo in Let. 2, 2 .
(5) Anche in Vita di Antonio 91 (VA) Antonio rivolge un analogo invito a ricercare l’unità con Dio e con i santi.
(6) Sul dono dello Spirito cfr. Let. 1, 2 in cui si evidenziano due tappe nell’invio dello Spirito: vi è uno Spirito di conversione che sostiene l’uomo all’inizio del suo cammino e uno Spirito-guida che istruisce l’uomo, gli dona il discernimento, lo consola nelle sue fatiche, diventa “l’amico del cuore” (Let. 1, 4) .

QUARTA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE

1. Antonio saluta nel Signore tutti i suoi cari fratelli della regione di Arsino e dei suoi dintorni e tutti quelli che si trovano presso di loro. Saluto nel Signore voi tutti, miei cari, che vi siete preparati a salire a Dio; saluto voi tutti, dal più piccolo al più grande, uomini e donne che, per la vostra natura spirituale, siete figli santi di Israele. Figlioli, davvero grande è la beatitudine che vi è stata donata e grande è la grazia accordata a questa vostra generazione. A motivo di colui che vi ha visitati, è bene che non vi lasciate vincere dalla fatica della lotta, fino al momento in cui potrete offrire voi stessi quali vittime a Dio in tutta purezza; senza di essa nessuno può ereditare Dio. Miei cari, è importante che vi interroghiate sulla natura spirituale nella quale non vi è più né maschio né femmina, ma solo quella natura immortale che ha un inizio, ma non avrà mai una fine. Bisogna sapere per quale motivo è caduta a tal grado di abiezione e di vergogna; nessuno è stato risparmiato. Bisogna conoscere il motivo della caduta perché la nostra natura è immortale e non si dissolverà insieme al corpo.

2. Dio vide che la ferita dell’uomo era incurabile e profondissima e nella sua misericordia visitò le sue creature. Nella sua bontà, dopo un certo tempo, diede loro la legge e le aiutò, servendosi di Mosè perché consegnasse loro la legge. Mosè pose per loro le fondamenta della Dimora della verità e voleva guarire questa profonda ferita, ma non poté portare a compimento la costruzione della casa. Poi si radunò tutta l’assemblea dei santi, ed essi chiedevano alla bontà del Padre che venisse il nostro Salvatore per la salvezza di noi tutti perché egli è il nostro sommo sacerdote fedele, vero medico in grado di guarire la nostra grande ferita. Per volontà del Padre egli si privò della sua gloria. Era Dio, prese la forma di servo e consegnò se stesso per i nostri peccati. I nostri peccati lo hanno umiliato, ma dalla sua piaga noi tutti siamo stati guariti.

3. Per questo, figli miei diletti nel Signore, voglio che sappiate che a causa della nostra stoltezza egli ha assunto la forma della stoltezza, a causa della nostra debolezza ha assunto la forma della debolezza, a causa della nostra povertà ha assunto la forma della povertà, a causa della nostra morte ha assunto la forma mortale; tutto questo ha patito per noi. In verità, diletti nel Signore, non dobbiamo concedere sonno ai nostri occhi né riposo alle nostre palpebre, ma preghiamo e facciamo violenza alla bontà del Padre finché non venga in nostro aiuto, e potremo così consolare Gesù nel giorno della sua venuta e rendere efficace il ministero dei santi che operano in nostro favore, supplendo alla nostra negligenza qui sulla terra, ed esortarli ad aiutarci nel tempo della nostra tribolazione. Allora gioiranno insieme chi semina e chi miete.

4. Figli, voglio che sappiate quale grande dolore provo a causa vostra. Vedo la grande vergogna che sta per abbattersi su noi tutti e considero la grande fatica dei santi e i gemiti che levano sempre davanti a Dio intercedendo per noi, perché essi vedono tutta la fatica del Creatore e tutti i progetti malvagi del demonio e dei suoi servi che meditano costantemente il male in vista della nostra perdizione. L’eredità dei demoni sarà all’inferno ed essi vogliono che andiamo in perdizione insieme a loro affinché siamo con la moltitudine dei dannati.Diletti nel Signore, parlo a voi come a sapienti, perché abbiate conoscenza del disegno di salvezza che il nostro Creatore ha preparato per noi e che ci è stato rivelato tramite la predicazione pubblica e nascosta. Si dice che siamo creature dotate di ragione e noi invece ci rivestiamo di uno spirito irragionevole. Voi non sapete quali siano i molteplici intrighi e le arti del diavolo; egli ci invidia da quando ha saputo che abbiamo cercato di riconoscere la nostra abiezione e abbiamo cercato il modo di sfuggire alle opere malvagie nelle quali il demonio è nostro complice. E non solo ci siamo rifiutati di obbedire ai consigli malvagi che essi seminano nei nostri cuori, ma molti di noi si fanno beffe dei loro intrighi. I demoni non ignorano che il nostro Creatore ci ha perdonato, che egli è la loro morte in questo mondo e che ha preparato quale loro eredità la geenna a motivo del loro odio e della loro immensa malvagità.

5. Figli, voglio che sappiate che non smetto di pregare Dio per voi giorno e notte: egli apra gli occhi del vostro cuore perché vediate i molti mali nascosti che i demoni in questo tempo insinuano in noi giorno dopo giorno. Desidero che Dio vi doni la sapienza del cuore e lo spirito di discernimento affinché possiate offrire i vostri cuori quali vittime davanti al Padre, con grande purezza, senza macchia alcuna. Davvero, figli miei, i demoni dimostrano la loro invidia nei nostri confronti a ogni momento: ricorrono a progetti malvagi, a persecuzioni occulte, astute perfidie, seduzioni, pensieri blasfemi; e ancora, ogni giorno seminano nel nostro cuore la loro infedeltà, le loro ansie, i loro dolori, il loro scoraggiamento per indebolire il nostro vigore giorno dopo giorno; ci insegnano a irritarci l’uno contro l’altro e a maledirci a vicenda, a giustificare le nostre azioni e a condannare quelle degli altri; ci spingono a giudicare il prossimo anche quando siamo soli; destano nel nostro cuore il disprezzo servendosi dell’orgoglio. A causa loro diventiamo duri di cuore, ci disprezziamo a vicenda, proviamo amarezza gli uni per gli altri, ci rivolgiamo parole dure, ci lamentiamo continuamente, accusiamo sempre gli altri e mai noi stessi. Pensiamo che la causa delle nostre sofferenze sia il nostro prossimo e lo giudichiamo secondo l’apparenza, quando invece è in casa nostra che il ladro ha stabilito la sua dimora. Vi sono contese e divisioni tra di noi e cerchiamo sostegno in tante parole per apparire giusti di fronte a noi stessi. I demoni ci spingono a compiere opere che oltrepassano le nostre forze e ci ostacolano in quelle che ci sono possibili e ci sarebbero utili. E così ci fanno ridere quando sarebbe il momento di piangere e ci fanno piangere quando sarebbe il momento di ridere; cercano in ogni maniera di distoglierci dalla via della purezza e ricorrono a molti altri inganni per renderci loro schiavi. Ma non è questo il momento di farvi conoscere tutto. Quando il nostro cuore è saturo di tutti questi sentimenti e di essi ci nutriamo, allora Dio, dopo aver a lungo sopportato la nostra malvagità, ha pietà di noi e viene a visitarci perché ci convertiamo e abbandoniamo il peso di questo nostro corpo. Allora il male che abbiamo fatto si manifesterà nel nostro corpo perché esso sia tormentato dalla vergogna, e poi rivestiremo di nuovo il nostro corpo per bontà di Dio, e così la nostra condizione sarà peggiore della prima. Non smettete, dunque, di supplicare la bontà del Padre perché il suo aiuto ci accompagni e vi insegni che cosa è meglio per voi.

6. Figli miei, in verità vi dico che questo corpo nel quale abitiamo è per noi causa di perdizione, dimora in cui regna la guerra. In verità, figlioli, io vi dico che gli spiriti del male, così come riempiono l’aria, dimoreranno anche nell’anima di chiunque si sarà compiaciuto nella propria volontà, si sarà sottomesso ai propri pensieri, avrà accolto ciò che viene seminato nel suo cuore e ne proverà gioia, e qui riporrà la speranza del suo cuore, come se si trattasse di un grande ed eccellente mistero, e se ne servirà ancora una volta per giustificare la propria condotta. La sua anima lo consiglierà in progetti di male e custodirà nel suo corpo le sue occulte malvagità. I demoni hanno grande potere su quest’uomo perché non li ha voluti smascherare davanti a tutti. Non conoscete la varietà dei loro intrighi? Se li conosceremo potremo evitarli. Anche se ti metti a cercare, non riuscirai a trovare il loro peccato né la loro iniquità come un qualcosa di materiale, perché non assumono un corpo visibile. Dovete sapere piuttosto che siamo noi a offrire loro un corpo; la nostra anima accoglie la loro malvagità e quando l’anima accoglie i demoni, li fa passare attraverso il corpo nel quale abitiamo. E allora, figlioli, non diamo loro posto altrimenti provocheremo l’ira di Dio contro di noi, i demoni si stabiliranno nelle nostre case e ci derideranno. Non disprezzate le mie parole perché i demoni sanno che dal prossimo ci viene la rovina e dal prossimo ci viene la vita. Chi mai ha visto Dio? Chi troverà in lui la sua gioia e lo tratterrà accanto a sé perché non fugga via da lui, ma lo aiuti nella sua penosa condizione? E chi ha mai visto il diavolo farci guerra, impedirci di fare il bene, assalirci, assumere un corpo materiale cosicché ne abbiamo paura e fuggiamo lontano da lui? I demoni agiscono nel segreto, siamo noi a rendere manifesta la loro presenza attraverso le nostre opere.

7. Tutti quei demoni provengono da un’unica natura spirituale. Da quando si sono separati da Dio, si è stabilita tra di loro una grande varietà a motivo della diversità del loro modo di agire. Per questo motivo sono stati dati loro tutti questi nomi, a seconda della loro attività. E così alcuni sono stati chiamati arcangeli, altri troni e dominazioni, principati, potestà e cherubini; hanno ricevuto questi nomi perché hanno obbedito alla volontà del loro Creatore. Quanto agli altri, a motivo della loro condotta malvagia, fu inevitabile chiamarli calunniatori, Satana; altri furono chiamati demoni, spiriti malvagi e impuri, spiriti di seduzione, principi di questo mondo; tra di loro vi sono molte altre specie. Alcuni uomini hanno loro resistito nonostante il peso del corpo nel quale abitiamo. Di costoro alcuni ricevettero il nome di patriarchi, altri di profeti, re, sacerdoti, giudici, apostoli, e molti altri sono stati eletti perché agirono rettamente. Questi diversi nomi furono dati sia a uomini che a donne, secondo le loro opere, poiché tutti hanno una stessa origine. Perciò chi pecca contro il suo prossimo pecca contro se stesso, chi fa del male al prossimo fa del male a se stesso e così chi fa del bene al prossimo fa del bene a se stesso. Ma chi può fare del male a Dio? Chi può nuocergli? E, d’altra parte, chi mai potrebbe offrirgli riposo? Chi potrebbe servirlo o benedirlo come se gli fosse indispensabile la sua benedizione? Chi può rendergli l’onore che gli è dovuto? Chi può celebrarlo secondo la sua grandezza? Perciò, finché siamo rivestiti del peso di questo corpo, risvegliamo Dio in noi stessi esortandoci a vicenda e consegnandoci alla morte per la salvezza della nostra anima e per amore l’uno dell’altro, e così manifesteremo quella misericordia che è stata usata verso di noi. Non amiamo noi stessi se non vogliamo condividere la sorte dei demoni. Chi conosce se stesso conosce tutte le creature che il Creatore ha chiamato dal nulla all’esistenza; sta scritto infatti: Egli ha chiamato dal nulla tutte le cose perché abbiano vita. Con queste parole le sante Scritture ci istruiscono sulla natura spirituale nascosta da questo corpo destinato alla corruzione; questa natura spirituale non appartiene al corpo fin da principio e un giorno gli sarà tolta. Chi ha imparato ad amare se stesso ama tutti.

8. Figli miei diletti, vi supplico: non vi sia faticoso né gravoso l’amore vicendevole. Prendete questo corpo di cui siete rivestiti e fatene un altare; su di esso deponete ogni vostro pensiero e alla presenza del Signore abbandonate ogni proposito malvagio. Innalzate a Dio le mani del vostro cuore, cioè lo Spirito che agisce in voi, e supplicate Dio che vi faccia dono del suo grande fuoco invisibile perché dal cielo discenda fra di voi, consumi l’altare e tutto quanto è deposto sopra di esso; tutti i sacerdoti di Baal, i vostri nemici e le loro opere malvagie, abbiano timore e fuggano davanti a voi come davanti al profeta Elia. Allora vedrete sopra il mare come delle orme di un uomo che vi porterà una pioggia spirituale, la consolazione dello Spirito paraclito. Figli miei diletti nel Signore, stirpe di Israele, non è necessario proclamare beati e ricordare i nomi del vostro essere di carne destinato alla morte. Voi conoscete l’amore che provo per voi e non è un amore carnale, ma un amore spirituale, opera di Dio. Perciò credo che sia una grande beatitudine per voi l’aver cercato di conoscere la vostra miseria e l’aver reso salda in voi quella natura invisibile che non è destinata a passare insieme al corpo. Perciò ritengo che la beatitudine vi sia stata accordata in questa vita. Sappiate questo: non pensate che sia opera vostra intraprendere l’opera di Dio e progredire in essa, ma è frutto di una potenza divina che sempre vi aiuta. Aspirate sempre a offrire voi stessi quali vittime a Dio e accogliete con fervore la potenza che viene in vostro aiuto. Offrirete così consolazione a Cristo Gesù alla sua venuta, e a tutta l’assemblea dei santi e anche a me, povero uomo, che dimoro in questo corpo di fango e di tenebra. Vi dico questo per consolarvi e vi prego perché noi tutti siamo stati creati da un’unica natura invisibile che ha un inizio, ma non ha una fine. Chi conosce se stesso, sa che la natura che ci unisce è immortale.

9. Voglio che sappiate che il nostro Signore Gesù Cristo è il vero intelletto del Padre, da lui furono create tutte le nostre nature spirituali a immagine della sua Immagine perché egli è il capo di tutta la creazione e del corpo che è la Chiesa. Così, dunque,noi tutti siamo membra gli uni degli altri e corpo di Cristo . La testa non può dire ai piedi: non mi siete necessari e, se un membro soffre, tutto il corpo patisce e soffre con lui. E così se un membro si rende estraneo al corpo e non comunica con la testa, ma si compiace nelle passioni del corpo, è colpito da una ferita incurabile e ha dimenticato quale è il suo principio e quale la sua fine. Per questo il Padre delle creature fu mosso a pietà per questa nostra ferita che non poteva essere guarita da nessuna creatura, ma solamente dalla bontà del Padre. Ci mandò allora il suo Figlio unigenito che, a motivo della nostra schiavitù, ha assunto la condizione di servo e ha consegnato se stesso per i nostri peccati. Le nostre iniquità lo hanno umiliato, ma dalla sua piaga siamo stati tutti guariti. Ci ha radunato da tutte le nazioni per far risorgere i nostri cuori dalla terra e per insegnarci che noi tutti facciamo parte di un’unica natura e siamo membra gli uni degli altri. Per questo dobbiamo amarci profondamente gli uni gli altri perché chi ama il suo prossimo ama Dio e chi ama Dio ama se stesso.

10. Vi sia ben chiaro, anche questo, figli miei diletti nel Signore, santa stirpe di Israele. Siate pronti ad andare al Signore e a offrire voi stessi quali vittime a Dio in tutta purezza, quella purezza che nessuno potrà ricevere in eredità se già non la possiede. Carissimi, non sapete che i nemici del bene meditano sempre disegni malvagi a danno della verità? Perciò, carissimi, siate vigilanti, non concedete sonno ai vostri occhi né riposo alle vostre palpebre, invocate il Creatore giorno e notte perché venga in vostro aiuto dall’alto e custodisca i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo. In verità, figlioli, abitiamo nella dimora del ladro e siamo incatenati con i vincoli della morte. Siamo negligenti, siamo caduti in uno stato deplorevole e ci siamo resi estranei al bene; in verità vi dico, tutto questo non solo costituisce la nostra rovina, ma è anche motivo di sofferenza per tutti gli angeli e i santi di Cristo perché non abbiamo ancora dato loro motivo di consolazione. In verità, figlioli, questo nostro stato deplorevole è motivo di tristezza per tutti i santi, la nostra salvezza e la nostra glorificazione invece danno gioia a tutti loro. Sappiate che la bontà del Padre non smette mai di operare dal giorno in cui ha iniziato ad agire, non smette mai di farci del bene fino ad oggi, perché sfuggiamo alla morte che abbiamo meritato. Siamo stati creati liberi, per questo i demoni ci danno continuamente la caccia. Per questo sta scritto: L’angelo del Signore si è accampato intorno a quelli che temono Dio per liberarli.

11. Ora, figlioli, voglio che sappiate che, da quando Dio è venuto in nostro aiuto fino ad oggi, tutti quelli che si sono resi estranei al bene e hanno compiuto le loro opere perverse vengono annoverati tra i figli del diavolo. Lo sanno quelli che fanno parte del loro numero e per questo hanno cercato di spingere ciascuno di noi a seguire la propria volontà. Sanno che il diavolo è caduto dal cielo a causa dell’orgoglio e per questo motivo assalgono innanzi tutto quanti sono arrivati a un grado elevato di santità perché essi si servono della nostra superbia e del nostro orgoglio. Sanno che in questo modo sono riusciti a separarci da Dio, sanno che chi ama il prossimo ama Dio, e così i nemici del bene seminano una fonte di divisione nei nostri cuori perché tra di noi regni un’inimicizia tale da non permetterci di rivolgere la parola al nostro prossimo neppure da lontano. In verità, figlioli, voglio che sappiate che anche molti altri hanno affrontato grandi fatiche durante la loro vita, ma la mancanza di discernimento li ha fatti perire. In verità, figlioli, non penso che ci si debba meravigliare se per negligenza e per mancanza di discernimento cadrete nella condizione del diavolo per aver osato pensare di essere vicini a Dio e se, mentre vi aspettavate la luce, sarete avvolti dalle tenebre. È per questo che Gesù ha voluto che vi cingiate di un panno e laviate i piedi a chi è più piccolo di voi: egli stesso ce ne ha dato l’esempio, proprio per insegnarci a non dimenticare la nostra origine. E l’orgoglio l’origine della nostra caduta, fu l’orgoglio ad apparire per primo. Per questo non potrete ereditare il regno di Dio se non vi disporrete con tutto il vostro cuore, con tutta la vostra mente, con tutta la vostra anima e con tutto il vostro corpo a una profonda umiltà.

12. In verità, figli miei nel Signore, io supplico giorno e notte il mio Creatore, dal quale ho ricevuto lo Spirito, di aprire gli occhi del vostro cuore perché conosciate l’amore che vi porto e di aprire le orecchie del vostro cuore perché possiate vedere la vostra miseria. Chi comprende il suo disonore cerca subito la grazia a cui è stato chiamato e chi conosce il proprio stato di morte conosce già anche la vita eterna. Parlo con voi come a sapienti, figli miei. In verità temo che lungo il cammino vi colga la fame in un posto in cui avreste dovuto essere nell’abbondanza. Avrei desiderato vedere personalmente i vostri volti, ma aspetto il tempo ormai vicino in cui potremo vederci faccia a faccia, quando saranno passati il dolore, la tristezza e il pianto, quando una corona di gioia risplenderà sul capo di ciascuno. Volevo raccontarvi molte altre cose, ma se offrirete al sapiente un’occasione di sapienza, diventerà ancora più sapiente.
Figli amatissimi, vi saluto tutti, uno per uno.

QUINTA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE

1. Figli, riconoscete la grazia del Signore nostro Gesù Cristo, il quale si è fatto povero per noi, pur essendo ricco, per arricchirci con la sua povertà. E così, facendosi servo, ci ha liberato; la sua debolezza ci ha confortato, la sua stoltezza ci ha reso sapienti. Poi, per mezzo della sua morte, ci darà la risurrezione e potremo allora innalzare la nostra voce e dire: Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così; se uno è in Cristo è una creatura nuova. In verità vi dico, figli diletti nel Signore, se dovessi riferire dettagliatamente la parola di libertà nella quale tutti siamo stati liberati, dovrei dirvi molte altre cose, ma non è ancora il momento. Per ora saluto voi tutti, miei figli diletti nel Signore, stirpe santa di Israele secondo la vostra natura spirituale. A voi che vi siete avvicinati al vostro Creatore conviene cercare la salvezza delle vostre anime nella legge dell’alleanza. A motivo dei nostri innumerevoli peccati, della malvagità del nostro animo, della concupiscenza delle passioni, la promessa si è inaridita e le facoltà della nostra anima sono svigorite. Per questo motivo, a causa della morte nella quale siamo precipitati, ci è divenuto impossibile riconoscere quella che è la nostra gloria: la nostra natura spirituale. Per questo nei libri divini sta scritto: Come tutti muoiono in Adamo, così tutti ricevono la vita in Cristo. E’ Cristo la vita di ogni intelligenza spirituale tra le creature fatte a immagine dell’Immagine, che è Cristo stesso, perché Egli è il vero Intelletto del Padre e sua immagine immutabile. La natura delle creature fatte a sua immagine è mutevole; per questo motivo ci ha colto quella sventura nella quale tutti troviamo la morte e perdiamo la nostra natura spirituale; per questo motivo, per opera di tutto quello che è estraneo alla nostra natura, abbiamo acquistato una dimora di tenebra dove regna la guerra. Io attesto che ci mancava qualsiasi conoscenza del bene. Dio, nostro padre, vide la nostra debolezza non eravamo in grado di rivestire la verità e per sua bontà venne a visitare le sue creature mediante il ministero dei santi.

2. Supplico tutti voi nel Signore, carissimi; comprendete quanto vi scrivo perché il mio amore per voi non viene dalla carne, ma dallo Spirito, per opera di Dio. Tenetevi pronti ad andare al vostro Creatore, laceratevi il cuore e non le vesti , sappiate che cosa possiamo offrire al Signore per tutti i doni che ha fatto a noi che qui abitiamo nella nostra condizione di miseria. Il Signore si ricorda di noi nella sua grande bontà e nel suo immenso amore e non ci ha ripagato come meritavamo per i nostri peccati, ma fu talmente buono con noi che volle porre il sole a nostro servizio in questa dimora di tenebra, e così pure la luna e le stelle, ordinando loro di confortare l’uomo destinato alla morte a causa della vanità. Vi sono molte altre potenze nascoste che egli ha posto a nostro servizio, ma noi non riusciamo a vederle con i nostri occhi di carne. Che cosa restituiremo, dunque, al Signore nel giorno del giudizio? Quale dono non ci ha fatto? I patriarchi non hanno sofferto per noi? I sacerdoti non ci hanno impartito i loro insegnamenti? I giudici e i re non combattevano per noi? E i profeti non sono morti per noi? Gli apostoli non hanno patito persecuzione a causa nostra? Il Figlio suo diletto non è morto per noi tutti? Dobbiamo dunque prepararci ad andare presso il nostro Creatore in tutta purezza. Egli ha visto che nessun santo o piuttosto nessuna creatura era in grado di risanare la profonda ferita delle sue membra; per questo, il Padre delle creature, conoscendo la loro debolezza, nel suo grande amore ha riversato su di loro la sua misericordia e non ha risparmiato il suo Figlio unigenito per la salvezza cli noi tutti, ma lo ha consegnato per i nostri peccati. Le nostre iniquità lo hanno umiliato; dalla sua piaga tutti siamo stati guariti Con la sua parola potente ci ha radunato da tutte le nazioni per far risorgere dalla terra il nostro spirito e insegnarci che siamo membra gli uni degli altri.

3. E così è bene che tutti noi che siamo ritornati al nostro Creatore esercitiamo la nostra intelligenza e i nostri sensi per imparare a discernere la natura propria del bene e del male e per riconoscere il disegno di salvezza realizzato in Gesù mediante la sua venuta: egli infatti divenne simile a noi in tutto eccetto che nel peccato.
A causa della nostra grande malvagità e del disordine provocato dal male, a causa delle pesanti conseguenze della nostra instabilità, la venuta di Gesù fu motivo di tentazione per alcuni, di guadagno per altri, per alcuni sapienza e potenza, per altri risurrezione e vita. Siate certi che la sua venuta fu giudizio per il mondo intero. Sta scritto infatti: Ecco vengono giorni, dice il Signore, in cui tutti mi conosceranno, piccoli e grandi, e nessuno dovrà ammaestrare il suo prossimo e il suo fratello e dirgli: « Conosci il Signore! » Farò udire il mio nome fino ai confini della terra perché ogni bocca si chiuda e il mondo intero sia sotto il potere di Dio.
Gli uomini, infatti, conoscevano Dio, ma non gli hanno dato gloria come al loro Creatore a causa della loro follia che impedì loro di comprendere la sua sapienza. Ciascuno di noi si è venduto alla volontà propria compiendo il male e rendendosene schiavo. E per questo Gesù si è privato della sua gloria per prendere la forma di servo perché nella sua schiavitù ricevessimo la libertà.
Siamo diventati stolti e per la nostra follia abbiamo compiuto ogni genere di male e Cristo si è rivestito di stoltezza per renderci sapienti mediante la sua stoltezza. Siamo diventati poveri e a motivo della nostra povertà avevamo perduto ogni forza, per questo egli si fece povero per arricchirci di ogni sapienza e intelligenza mediante la sua povertà. Non solo, prese anche la forma della nostra debolezza per confortarci con la sua debolezza. E si è fatto obbediente al Padre in ogni cosa fino alla morte e alla morte di croce per dare a noi tutti la risurrezione mediante la sua morte e per sconfiggere chi aveva potere sulla morte, cioè il diavolo. Se veramente accoglieremo la libertà che ci ha portato con la sua venuta, saremo riconosciuti discepoli di Gesù e in lui riceveremo l’eredità divina.


4. In verità, diletti nel Signore, il mio animo è inquieto e turbato. Abbiamo rivestito l’abito dei santi, portiamo il loro nome e ce ne vantiamo di fronte a quelli che non credono. Ma temo che si compia in noi la parola di Paolo: Rivestono l’abito del servizio di Dio, ma negano la sua potenza.
Per l’amore che vi porto, supplico Dio per voi perché riflettiate sulla vostra vita ed ereditiate le cose invisibili. In verità, figlioli, anche se cercheremo Dio con tutte le nostre forze, non faremo niente di straordinario perché cerchiamo la nostra ricompensa che ci appartiene per natura. Cercare Dio o servirlo è cercare ciò che è secondo la nostra umana natura. Il peccato di cui siamo colpevoli invece è estraneo alla nostra natura, al di fuori di essa, In verità, figli diletti nel Signore, che vi siete preparati a offrire voi stessi quali vittime a Dio in tutta purezza, non vi abbiamo nascosto niente di ciò che può esservi utile, ma testimoniamo quello che abbiamo veduto, perché i nemici del bene meditano sempre il male contro la verità. Sappiate anche che ciò che è secondo la carne perseguita sempre ciò che è secondo lo spirito e che chiunque vuole vivere piamente in Cristo patirà persecuzione. Anche Gesù conosceva tutti i patimenti e le tentazioni che attendevano gli apostoli in questo mondo e sapeva che con la loro pazienza avrebbero distrutto ogni potenza del nemico, cioè l’idolatria. Per questo li consolava e diceva: In questo mondo avrete tribolazioni, ma non temete perché io ho vinto il mondo. E insegnava loro e diceva: Non temete il mondo perché tutte le malvagità del mondo non sono paragonabili alla gloria futura. Se hanno perseguitato i profeti prima di voi, perseguiteranno anche voi, se hanno odiato me, odieranno anche voi, ma non temete: con la vostra pazienza q distruggerete ogni potenza del nemico.
Se dovessi riportare dettagliatamente le loro parole, dovrei parlarvi a lungo, ma sta scritto: Da’ un ‘occasione di sapienza al sapiente e diventerà ancora più sapiente. I santi e i giusti, rivestiti di Spirito santo, pregano sempre per noi perché ci umiliamo davanti a Dio e riceviamo la nostra gloria primitiva e rivestiamo quella veste che abbiamo rifiutato e che è conforme alla nostra natura spirituale. Spesso una voce giunge da Dio Padre, si rivolge a quelli che sono stati rivestiti di Spirito e dice loro: Consolate, consolate il mio popolo, dice il Signore. Sacerdoti, parlate al cuore di Gerusalemme . Dio, infatti, viene a visitare le sue creature e manifesta loro la sua bontà.
In verità vi dico, diletti, se dovessi riferire dettagliatamente questa parola di libertà nella quale siamo stati liberati, dovrei dire molte altre cose, ma sta scritto: Da’ al sapiente un ‘occasione di sapienza e diventerà ancora più sapiente .
Il Dio della pace vi accordi la grazia e uno spirito di sapienza perché comprendiate quello che vi scrivo; si tratta, infatti, di comandamenti del Signore. Il Dio di ogni grazia vi custodisca santi nel Signore fino all’ultimo respiro. Prego sempre Dio per la salvezza di tutti voi, diletti nel Signore.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen.


SESTA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE

1. L’uomo dotato di ragione che si è preparato alla liberazione che gli verrà data grazie alla venuta di Gesù conosce se stesso secondo la propria natura spirituale. Chi conosce se stesso, conosce il disegno di salvezza del Creatore e quello che Egli opera per le sue creature.
Diletti nel Signore, voi che siete nostre membra e coeredi dei santi, vi supplico nel nome di Gesù Cristo, fate in modo che Dio vi doni lo spirito di sapienza perché possiate discernere e riconoscere la grandezza dell’amore che vi porto; non è un amore che nasce dalla carne, ma è un amore frutto dello Spirito, opera di Dio.
Non c’è bisogno che vi scriva i vostri nomi secondo la carne perché sono destinati alla corruzione; se un uomo ha conosciuto il suo vero nome, conoscerà anche il nome di verità. Per questo anche Giacobbe quando lottò tutta una notte con un angelo, conservò il nome di Giacobbe, ma quando apparve la luce, ricevette il nome di Israele. Il senso di questo nome è spirito che vede Dio (Gn 32, 24-28).
Penso che sappiate che i nemici del bene meditano sempre il male per combattere la verità. Per questo Dio non ha visitato una sola volta le sue creature, ma fin dall’inizio alcuni si sono preparati mediante la legge dell’alleanza a venire al loro Creatore. Essa insegnò loro come lo si deve adorare.
La legge dell’alleanza ha perso vigore per la sua grande debolezza, per la pesantezza del corpo e per le preoccupazioni malvage e i sensi dell’anima si sono indeboliti. Non era possibile ritornare al primitivo stato della creazione. La natura è immortale e non viene dissolta insieme al corpo, non può ottenere la liberazione per i meriti della giustizia; per questo Dio, nella sua bontà, ha avuto pietà di lei e mediante la legge scritta le insegnò come adorare Dio. Dio è uno e la natura spirituale è fondata sull’unità. Dove non regna la concordia si prepara la guerra.

2. Il Creatore vide che la ferita del genere umano era diventata profonda e che era necessario ricorrere a un medico. Gesù stesso è il Creatore degli uomini ed è lui che li ha guariti, ma ha inviato davanti a sé precursori. Non avremo timore a dire che Mosè, che ci ha dato la legge fu uno dei suoi profeti. Lo Spirito che era con Mosè venne in soccorso anche di tutta l’assemblea dei santi; tutti hanno supplicato Dio che inviasse il suo Figlio Unigenito. Anche Giovanni è uno dei suoi profeti; per questo sta scritto: “la legge e i profeti fino a Giovanni” (Lc 16, 16) e “il regno di Dio patisce violenza e i violenti se ne impadroniranno” (Mt 11, 12). Quelli che erano rivestiti di Spirito videro che nessuna creatura era in grado di guarire la ferita profonda, lo poteva soltanto la bontà del Padre, cioè il figlio suo unigenito che il Padre ha inviato quale salvatore di tutto il mondo. Egli è il grande medico che può guarire la profonda ferita. E così pregarono Dio e la sua bontà.

3. Il Padre della creazione per la salvezza di noi tutti non risparmiò il suo figlio unigenito, ma lo ha consegnato per noi tutti (Rm 8, 32). Le nostre iniquità lo hanno umiliato, per la sua piaga tutti siamo stati guariti (Is 53, 5). Con la sua parola potente ci ha radunato da tutte le nazioni, da un’estremità all’altra della terra e ha fatto risorgere dalla terra i nostri cuori e ci ha insegnato che siamo membra gli uni degli altri.
Vi prego, diletti nel Signore, riconoscete che queste parole che vi ho scritto sono comandamenti del Signore. È importante che capiamo quale stato Gesù ha abbracciato per amore nostro; Egli si è fatto simile a noi in tutto eccetto che nel peccato (Eb 4,15). Conviene dunque che accogliamo la libertà che ci offre con la sua venuta. È venuto per renderci sapienti mediante la sua stoltezza, per arricchirci con la sua povertà, per confortarci con la sua debolezza e per dare la resurrezione a noi tutti e abbattere colui che aveva il potere sulla morte. Allora smetteremo di invocare Gesù in maniera carnale, perché la venuta di Gesù aiuta a servirlo con un cuore retto fino a distruggere ogni nostra malvagità. Allora Gesù ci dirà: “Non vi chiamo più servi, ma fratelli” (Gv 15, 15).
Quando gli apostoli giunsero ad accogliere lo spirito di figli, allora lo Spirito Santo insegnò loro ad adorare il Padre come è giusto.
Quanto a me, povero e maledetto di Cristo, l’età cui sono giunto mi ha portato gioia, gemiti e pianto. Molti della nostra generazione, infatti, hanno rivestito la veste di Dio, ma hanno negato la sua potenza. Quelli che hanno preparato se stessi a ricevere la liberazione grazie alla venuta di Gesù mi danno gioia, ma io piango su quelli che pretendono di vivere nel nome di Gesù e invece fanno le volontà del loro cuore e del loro corpo. Io piango su quelli che hanno considerato lungo il tempo e si sono scoraggiati e hanno gettato l’abito dell’opera di Dio e sono diventati come bestie. Sappiate che per questi tali la venuta di Gesù sarà motivo di condanna. Ma voi, diletti nel Signore, capite chi siete, sappiate discernere i tempi e preparatevi a offrire voi stessi quali vittime gradite a Dio.

4. In verità, diletti nel Signore, vi scrivo come a sapienti, perché voi siete in grado di capire voi stessi. Voi sapete che chi conosce se stesso conosce Dio e conosce il suo piano di salvezza per le sue creature. Sappiate che l’affetto che vi porto non è carnale, ma spirituale, opera di Dio. Dio, infatti, è glorificato dall’assemblea dei santi (Sal 88,8).

SETTIMA LETTERA DI SANT'ANTONIO ABATE

Ai monaci, suoi figli. Egli li esorta a lottare per ottenere il fuoco dello Spirito Santo e per riunirsi nell’aldilà. Inoltre, ricorda loro i suoi sforzi mostrando, per incoraggiarli, le cose che gli sono occorse. Questa lettera sarà letta nel giorno della sua festa.
1. O amati nel Signore, io vi scrivo come a figli cari ai loro padri. Infatti, quando i figli secondo la carne osservano e seguono l’esempio dei loro padri, questi li amano con tutto il cuore e accordano loro il più grande onore, più che ai figli che non obbediscono. E quando essi ottengono qualcosa di buono, lo conservano per i figli che seguono il loro esempio e li imitano. Se dunque i padri secondo la carne agiscono in questo modo, tanto più i nostri padri spirituali desiderano accordare i loro doni ai figli che seguono il loro esempio e li imitano.
Quanto a voi, miei amati nel Signore che amo con tutto il cuore, io vorrei essere con voi in ogni momento per vedervi e benedirvi, perché il vostro attaccamento a me, il modo in cui mi imitate e il vostro ritorno a Dio, tutte queste cose io vedo che sono sincere.
In ogni caso, “voi siete nel mio cuore”. Fin d’ora io prego per voi il mio Dio, notte e giorno, che conceda a voi gli stessi doni che ha concesso a me per grazia sua, non perché ne fossi degno. Tale è la grande ricchezza che il Signore nostro mi ha concesso, e io gli chiedo di accordarla anche a voi. Questo è il mio più grande desiderio e la mia preghiera, notte e giorno: che voi siate con me nel luogo in cui io sarò quando avrò abbandonato questo corpo. Infatti, dalla mia infanzia fino a oggi, nostro Signore mi ha sempre ascoltato, e io so che nella sua misericordia mi ascolterà anche in questo.
Io vi ho scritto questo, miei figli amati, a causa dell’immenso affetto che porto in cuore per voi. Infatti, nella vostra lotta per il Signore, voi mi avete imitato in ogni cosa. Sappiate che Cristo nostro Signore, a causa del suo immenso amore, ha agito nello stesso modo verso i suoi discepoli quando ha detto loro: “Non vi chiamo più servi, ma fratelli, amati e figli”. E una volta diventati suoi figli, egli ha pregato per loro il Padre con queste parole:
“Padre, voglio che costoro siano dove sono io, poiché io sono in te ed essi sono in me, affinché siamo tutti perfetti nell’unità”. Vedete dunque e comprendete come nostro Signore Gesù ha domandato al Padre che i suoi discepoli, divenuti suoi figli, siano con lui dove egli è. Così ora la mia preghiera, o amati, è che noi possiamo essere tutti insieme in quel luogo in cui non vi sono tristezza, malattia, tenebra e spirito del male, ma che è colmo di ogni gioia, luce, vita eterna, corone imperiture e altre cose esistenti lassù. Nessuna lingua potrebbe descriverle, perché sono eterne nei secoli dei secoli.
Miei figli amati, pregate il Signore che mi renda agevole un’altra volta il cammino verso di voi, e che io possa restare con voi per qualche tempo, perché so che questo sarà per la vostra edificazione e per la vostra gioia nella fede. Anch’io mi rallegrerò quando sarò arrivato da voi, e voi gioirete e crescerete nella fede: allora vi farò conoscere molti altri misteri che non posso scrivervi in questa lettera.
(Siate...) perfetti con quel grande Spirito di fuoco che io stesso ho ricevuto. Ricevetelo dunque anche voi! E se volete ottenere che esso dimori in voi, presentate prima le fatiche del corpo e l’umiltà del cuore, innalzando notte e giorno i vostri pensieri al cielo. Chiedete con cuore sincero questo Spirito di fuoco, ed esso vi sarà donato, perché così l’hanno ottenuto Elia il Tisbita, Eliseo e tutti gli altri profeti. Non dubitate nel vostro cuore, non abbiate un cuore diviso’ e non dite: “Chi potrà riceverlo?”. No, figli miei, non permettete a questi pensieri di penetrare nel vostro cuore, ma pregate con cuore sincero e lo riceverete.

2. Anch’io, vostro padre, partecipo al vostro sforzo e prego per voi che possiate riceverlo, perché so che siete perfetti e capaci di accoglierlo. Infatti, a tutti coloro che coltivano se stessi in questo modo, lo Spirito viene donato di generazione in generazione per sempre. Tuttavia, io conosco persone che l’hanno ricevuto ma, poiché non hanno completato quest’opera, lo Spirito non è rimasto in loro.
Ma voi, miei amati, che desidero vedere a motivo della rettitudine del vostro intelletto, continuate zelanti a pregare con tutto il cuore e lo Spirito vi sarà donato, poiché esso dimora nei cuori retti.
Quando l’avrete ricevuto, esso vi rivelerà tutti i misteri più alti e tante altre cose che io non posso esprimere su carta con il calamo e l’inchiostro. Esso allontanerà da voi la paura degli uomini, degli animali selvatici, della carestia e di ogni altra cosa di quel genere. In voi ci sarà, notte e giorno, una gioia celeste e, pur essendo ancora nel corpo, sarete come chi è nel regno.
Allora voi non pregherete più soltanto per voi stessi, ma lo farete anche per gli altri; infatti, chiunque riceva questo Spirito non deve più pregare soltanto per se stesso, ma anche per il prossimo, come fece Mosè, il quale, una volta ricevuto lo Spirito, pregò Dio per il suo popoìo con queste parole: “Se li fai perire, cancella il mio nome dal libro della vita” . Tale è la preghiera dei santi e di tutti coloro che raggiungono quel grado: io non posso elencare i loro nomi uno a uno, ma voi siete sapienti e li conoscete.
Quanto a me, ora la mia preghiera, notte e giorno, è che voi possiate avere la grande gioia di questo Spirito che tutti i puri hanno ricevuto.

3. Dopo che vi ho scritto questa lettera, miei figli amati, lo Spirito di Dio si è mosso in me affinché vi scrivessi ancora fino a completare il discorso su questo Spirito di fuoco e sull’amore divino. Ma quando, con l’aiuto del Signore, sarò presso di voi, vi metterò a conoscenza di tante altre cose su questo Spirito affinché le acquisiate tutte.
Così come vi ho inviato il saluto al principio di questa lettera, allo stesso modo ve lo invio, nell’amore del Signore, alla fine, attraverso questo Spirito di fuoco che abbiamo ricevuto, voi e io, per la grazia del Signore.
Io vi prego di abbandonare la vostra volontà carnale e di mantenere la serenità in ogni cosa affinché, col sostegno dello Spirito santo, le potenze celesti dimorino in voi e vi aiutino a compiere il volere della santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, cui va la lode eterna nei secoli dei secoli. Amen.