La Vita Umana

La Razza

La Scienza e la medicina sono strumenti usati per migliorare il modo di vivere dell’uomo però possono essere adoperate anche contro l’uomo. Per questo ci chiediamo se è lecito utilizzare l'uomo come mezzo per raggiungere ulteriori conoscenze. Il processo di Norimberga diede una risposta a questo inquietante interrogativo e mise in chiaro che anche l’uomo ha una sua dignità, che nessuno può ledere. Un ruolo emergente hanno acquistato i codici deontologici (insieme di leggi che definiscono responsabilità e compiti di una professione): tra essi celebre è il codice di Helsinki, che fissò le regole di comportamento cui deve attenersi chi compie sperimentazioni sull’uomo: “Nella ricerca su soggetti umani, le considerazioni correlate con il benessere del soggetto umano devono avere la precedenza sugli interessi della scienza e della società”. “Nella ricerca medica è dovere del medico proteggere la vita…e la dignità del soggetto umano”.
La biologia non era più soltanto una scienza capace di descrivere ciò che l’uomo coi suoi sensi vedeva nella realtà che lo circondava, ma con le biotecnologie era in grado di intervenire nei processi riproduttivi, di dominarli, di modificare il DNA con tecniche che consentirono importanti progressi: malattie inguaribili divennero guaribili; la vita media iniziò ad allungarsi; la mortalità infantile decrebbe. Questi progressi scientifici in campo medico-biologico hanno posto il problema del "limite" o della "frontiera" umana da rispettare per la salvaguardia dell'uomo stesso.
Questo “limite” in tutta la storia dell’umanità a volte è stato oltrepassato e violato. La storia è piena di atrocità, compiute dall’uomo contro l’uomo, molte volte causate da guerre ma altre in nome della Scienza.
Ricordiamo quelle compiute a Sparta, dove la realizzazione di una società, modello di perfezione estetica, era la rupe Taigeto dalla quale venivano gettati i bambini “imperfetti” o quelli che sembravano essere più deboli.
Nei Lager Nazisti gli ebrei furono utilizzati come cavie umane. I medici nazisti volevano provare "scientificamente" la superiorità della razza ariana e, per giustificare la distruzione di intere popolazioni ritenute "inferiori", furono fatti esperimenti di sterilizzazione di massa che portarono alla morte migliaia di donne e uomini attraverso terribili tormenti. Troviamo tra questi carnefici le figure di importanti medici, Istituti di Medicina e industrie farmaceutiche. I farmaci contro il tifo dei laboratori I.G. Farben (Bayer) furono sperimentati su prigionieri di Auschwitz, quelli contro la tubercolosi a Dachau e a Neuengamme. Il dottor Hans Wilhelm Koning sottoponeva donne sane e disabili ad elettroshock ripetuti ad alto voltaggio. Altri studiavano gli effetti degli psicofarmaci a dosi elevate. Il dottor Kurt Heissmeyer, uno dei principali responsabili di queste atrocità, dopo la guerra si trasferì a Magdeburgo dove fu stimato come un grande luminare degli studi sulla tisi.
L’eugenetica (dal greco 'buona nascita') è stata una disciplina scientifica volta al perfezionamento della specie umana attraverso lo studio e la selezione dei caratteri fisici e mentali ritenuti positivi e l’eliminazione di quelli negativi. Ma è stata anche, e soprattutto, un meccanismo bio-politico di persecuzione e di discriminazione finalizzato alla normalizzazione della nazione. Leggi sull’immigrazione e sul matrimonio, e soprattutto politiche di sterilizzazione forzata, sono state applicate nel XX secolo, per colpire tante persone catalogate come 'degenerati', 'improduttivi', 'anormali'.
L'inglese sir Bernard Mallet, presidente della British Eugenics Society nel 1932 in America pubblicò la sua relazione: «Riduzione della fecondità dei socialmente inadeguati». Si trattava, spiegò l'aristocratico scienziato, di «pazzi, epilettici, poveri, criminali specie se recidivi, non-impiegabili, barboni abituali, alcolizzati, prostitute», di cui occorreva «limitare la fertilità» attraverso «la sterilizzazione volontaria» (sic). Il demografo W. A. Pecker, commissario per le statistiche vitali in Virginia, riferì su «Lo sforzo dello Stato della Virginia per preservare la Purezza Razziale».
Il principio dell’uguaglianza dei diritti, invece, implica che «i bisogni di ognuno e di tutti gli individui sono di eguale importanza, che quei bisogni devono diventare il fondamento per la pianificazione delle società e che tutte le risorse vanno impiegate in modo tale da assicurare che ogni individuo abbia le stesse opportunità per partecipare […] Le persone con disabilità sono membri della società e qualunque sia l'origine, la natura e la gravità del loro handicap, hanno gli stessi fondamentali diritti di tutti gli altri cittadini, fra cui il primo e piú importante è quello di condurre una vita dignitosa, la piú normale e completa possibile».
Da questa affermazione e dagli esempi visti sopra vorremo soffermare l’attenzione sulla ricerca scientifica, veramente è così importante, tanto da calpestare i valori della vita umana?
Karl Popper dice: “Tra tutte le idee politiche, il desiderio di rendere gli uomini perfetti e felici è forse la più pericolosa. Il tentativo di realizzare il paradiso sulla terra ha sempre prodotto l'inferno.”
Entriamo ora nel merito della nostra trattazione e parlare della tutela della vita, e vogliamo riporci la domanda che abbiamo incontrato sopra: Ma è lecito utilizzare l'uomo come mezzo per raggiungere ulteriori conoscenze? Ovvero: Ma è lecito utilizzare una vita come mezzo per curare un altro individuo?
Facciamo un tuffo nel passato e cerchiamo questa risposta.
Possiamo leggere:
Dal Giuramento di Ippocrate (Età Classica):
Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un’iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l'aborto. Conserverò pia e paura la mia vita e la mia arte.
Dalle Didachè (Primo documento Cristiano esistente 100 dC)
Non ucciderai, non commetterai adulterio, non corromperai fanciulli, non fornicherai, non ruberai, non praticherai la magia, non userai veleni, non farai morire il figlio per aborto né lo ucciderai appena nato
Dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948):
Vi si proclama il diritto alla vita, alla libertà e sicurezza individuali, ad un trattamento di uguaglianza dinanzi alla legge
Art 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza
Art 3 Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
Dalla Costituzione Italiana (1948):
Art 1 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo…
Art 2 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Art 3 È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Dalla Carta dei diritti Europea (2002):
Art 1 La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata
Art 2 Ogni individuo ha diritto alla vita
Art 3 divieto delle pratiche eugenetiche, in particolare di quelle aventi come scopo la selezione delle persone.
Art 7 Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione

Nell’era classica si parlava già di aborto, spendiamo due parole su questo argomento. Alcuni tentano di giustificare l'aborto sostenendo che il frutto del concepimento, almeno fin a un certo numero di giorni, non può essere ancora considerato una vita umana personale. In realtà, «dal momento in cui l'ovulo è fecondato, si inaugura una vita che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto. Non sarà mai reso umano se non lo è stato fin da allora. Di fronte a questa evidenza la scienza genetica fornisce preziose conferme. Essa ha mostrato come dal primo istante si trovi fissato il programma di ciò che sarà questo vivente: una persona, un individuo con le sue caratteristiche ben determinate. Fin dalla fecondazione è iniziata l'avventura di una nuova vita con grandi capacità che richiede tempo per impostarsi e per trovarsi pronta ad agire».
La Chiesa garantisce il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all'essere umano nella sua totalità e unità corporale e spirituale: «L'essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto di ogni essere umano innocente alla vita».
La vita umana è sacra e inviolabile in ogni momento della sua esistenza, anche in quello iniziale che precede la nascita. L'uomo, fin dal grembo materno, appartiene a Dio che tutto scruta e conosce, che lo forma e lo plasma con le sue mani, che lo vede mentre è ancora un piccolo embrione informe e che in lui intravede l'adulto di domani i cui giorni sono contati e la cui vocazione è già scritta nel «libro della vita». Anche all’embrione si estende il comandamento di Dio: «non uccidere».
La valutazione morale dell'aborto è da applicare anche alle recenti forme di intervento sugli embrioni umani che, pur mirando a scopi legittimi, ne comportano inevitabilmente l'uccisione. È il caso della sperimentazione sugli embrioni, in crescente espansione nel campo della ricerca biomedica e legalmente ammessa in alcuni Stati. Se «si devono ritenere leciti gli interventi sull'embrione umano a patto che rispettino la vita e l'integrità dell'embrione, non comportino per lui rischi sproporzionati, ma siano finalizzati alla sua guarigione, al miglioramento delle sue condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale», si deve invece affermare che l'uso degli embrioni o dei feti umani come oggetto di sperimentazione costituisce un delitto nei riguardi della loro dignità di esseri umani, che hanno diritto al medesimo rispetto dovuto al bambino già nato e ad ogni persona. La stessa condanna morale riguarda anche il procedimento che sfrutta gli embrioni e i feti umani ancora vivi, talvolta «prodotti» appositamente per questo scopo mediante la fecondazione in vitro sia come «materiale biologico» da utilizzare sia come fornitori di organi o di tessuti da trapiantare per la cura di alcune malattie. In realtà, l'uccisione di creature umane innocenti, seppure a vantaggio di altre, costituisce un atto assolutamente inaccettabile.
Una speciale attenzione deve essere riservata alla valutazione morale delle tecniche diagnostiche prenatali, che permettono di individuare precocemente eventuali anomalie del nascituro. Infatti, per la complessità di queste tecniche, tale valutazione deve farsi più accurata e articolata. Quando sono esenti da rischi sproporzionati per il bambino e per la madre e sono ordinate a rendere possibile una terapia precoce o anche a favorire una serena e consapevole accettazione del nascituro, queste tecniche sono moralmente lecite. Dal momento però che le possibilità di cura prima della nascita sono oggi ancora ridotte, accade non poche volte che queste tecniche siano messe al servizio di una mentalità eugenetica, che accetta l'aborto selettivo, per impedire la nascita di bambini affetti da vari tipi di anomalie. Una simile mentalità è ignominiosa e quanto mai riprovevole, perché pretende di misurare il valore di una vita umana soltanto secondo parametri di «normali-tà» e di benessere fisico, aprendo così la strada alla legittimazione anche dell'infanticidio e dell'eutanasia.
In realtà, però, proprio il coraggio e la serenità con cui tanti nostri fratelli, affetti da gravi menomazioni, conducono la loro esistenza quando sono da noi accettati ed amati, costituiscono una testimonianza particolarmente efficace dei valori autentici che qualificano la vita e che la rendono, anche in condizioni di difficoltà, preziosa per sé e per gli altri. La Chiesa è vicina a quei coniugi che, con grande ansia e sofferenza, accettano di accogliere i loro bambini gravemente colpiti da handicap, così come è grata a tutte quelle famiglie che, con l'adozione, accolgono quanti sono stati abbandonati dai loro genitori a motivo di menomazioni o malattie.
Io spero che la storia ci faccia da maestra, apra i nostri occhi e non ci faccia cadere nelle stesse atrocità compiute negli anni passati, anch’esse ritenute esperimenti di alto valore scientifico, effettuate per migliorare il modo di vivere dell’uomo. Vogliamo dare voce a quei bambini mai nati a causa di pratiche abortive usate contro persone ritenute inferiori a causa della razza o portatrici di un qualunque handicap o persone non amate e non volute, vittime soltanto di sbagli, non a loro imputabili, commessi da altri. E, ancora, a causa di sperimentazioni genetiche atte a migliorare il valore della ricerca scientifica, usati come cavie da laboratorio. Chi è l’uomo per decidere se consentire o se negare la vita ad una creatura di Dio? Questo è il vero peccato, mettersi al posto di Dio e decidere che cosa è bene e cosa è male. Adamo ed Eva peccarono perché mangiarono dell’albero della conoscenza del bene e del male, perché, ingannati, volevano diventare uguali a Dio. Poniamo attenzione perché anche noi possiamo essere ingannati, in nome della Scienza che esiste per servire l’uomo, a mangiare di quell’albero che ci rende uguali a Dio e noi sappiamo di non esserlo.

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